Elena Donazzan parla alle Confcooperative : “I legami creano economia virtuosa e buona. La cooperazione diventi scuola di imprenditorialità per i giovani”.  
Elena Donazzan, assessore regionale alla formazione e al lavoro del Veneto Elena Donazzan è intervenuta
nei giorni scorsi al convegno promosso a Padova da Confcooperative Veneto in materia di “Politiche
attive del lavoro al servizio del territorio: il ruolo della cooperazione sociale”: presenti il
presidente di Confcooperative Veneto Ugo Campagnaro e il presidente nazionale di Federsolidarietà Stefano Granata.
Relazioni introduttive sul quadro generale delle politiche per il lavoro e del complesso
sistema che può far dire di un “modello Veneto” in materia sono giunte da Santo Romano,
direttore area capitale umano e cultura della Regione Veneto, Alessandro Agostinetti,
direttore della direzione regionale lavoro, e Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro.
Con un tasso di occupazione al 66,6%, disoccupazione ferma al 6,4%, e disoccupazione
giovanile al 21% per gli under 24, il Veneto si posiziona in netto vantaggio rispetto alla media
nazionale. I 2.139.000 gli occupati del Veneto lo scorso anno sono aumentati di 36.235 unità,
22.210 dei quali con contratto a tempo indeterminato (dati ISTAT, Veneto Lavoro,
Unioncamere sull’annualità 2018).
“La forza di questo sistema sta nella coesione territoriale radicata e nella stretta
collaborazione tra pubblico e privato”, ha sottolineato l’assessore alla platea di
Confcooperative, che in Veneto rappresenta 8184 occupati e aggrega 179 cooperative.
“Siamo certamente una regione – ha aggiunto Donazzan – che può rappresentare il meglio di
un approccio attivo del mercato del lavoro: questo grazie ad una tradizione culturale profonda
fatta di identità territoriale, cultura cattolica e solidarietà, e che grazie alla scelta di
riconoscere la credibilità dei corpi intermedi ha saputo leggere le trasformazioni, rendere
centrale la dignità del lavoro e della persona e innovare le politiche pubbliche”.
“I risultati eccellenti sono il frutto di un lavoro di analisi, programmazione e azione, ma per
difendere questi risultati dobbiamo difendere le radici culturali che ne stanno alla base e
guardare al futuro affrontando le problematiche più gravi e significative, in primis la
denatalità – ha proseguito l’assessore- Le politiche del lavoro di domani dovranno parlare di
famiglia, nuova solidarietà di territorio e sviluppo economico a partire dalle imprese. Le
cooperative sociali possono essere imprese di collegamento tra il manifatturiero e i lavoratori
più fragili”.

 

“Far conoscere cos’è la cooperazione ai giovani – ha rilanciato l’assessore – significa dire
loro che la prima impresa sono loro stessi, che i legami sociali generano buona economia. Il
futuro delle politiche per il lavoro in un mondo che sta cambiando ha bisogno di più legami e
di più identità”.