“E viva!” è il titolo del nuovo libro scritto a quattro mani da Valter Esposito e Francesca Ruth Brandes. Edito da Zacinto / Biblion edizioni, sarà presentato domani, 9 ottobre, alle 18, nel locale Laguna Libre di Venezia, in Fondamenta Cannaregio 969. Coordinerà l’incontro Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta. Le letture saranno accompagnate al pianoforte dal maestro Alvise Seggi. La serata si terrà in sicurezza secondo le normative di legge previste per il COVID-19. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

Ma qual è il contenuto di “E viva!”? Ecco come viene descritto in una recensione del libro:

E viva! è una raccolta poetica (o sono due?) nata dalle penne di Francesca Ruth Brandes e Valter Esposito durante la quarantena. Fenomeno bizzarro ed anomalo, condivisione «inizialmente misteriosa e comunque da interpretare» – come ha messo in luce Alessandro Scarsella nella bella prefazione al volume, che esce per i tipi di Zacinto Edizioni, è l’esperienza di due amici (entrambi vocati al giornalismo e alla scrittura) che hanno deciso di raccontarsi vita e pensieri, angosce e desideri, in un periodo tanto difficile. Ciascuno scrivendo a casa propria, o deambulando a scartamento ridotto (con cane o meno), in uno scambio al buio: diversi, certo – femminile e maschile, cocciutamente fiduciosa l’una, meditativo e malinconico l’altro –, uniti solo da una parola d’ordine che è poi divenuta il titolo del libro, quel E viva! che sta per auspicio scaramantico, brindisi alla sorte, voglia di andare avanti; un passo dopo l’altro, secondo percorsi eccentrici, ma alla fine convergenti: «Conta ciò che ritorna / più della via compiuta: / l’amare i fiori a primavera / (persino questa) / i figli di carne di carta / e i figli dei figli. / Sempre qui.» scrive Brandes, ed Esposito risponde «Una strada polverosa / accompagnata dall’arcobaleno. / Quattro stracci vecchi / una bottiglia di vino. / Una poesia da leggere ad un bambino, / poi il capolinea.»

Brandes è giornalista, divulgatrice, curatrice d’arte; Esposito è responsabile dell’ufficio stampa del Polo Museale, romanziere e poeta. La silloge nasce in nome di un’amicizia sincera (quella che non prevarica, ma sostiene), della comune passione per i versi, di una vena teatrale per cui è bello immaginare scenari di condivisione, trasmettere quell’auspicio, comunicare.

È interessante come le due sezioni che compongono il libro, pur differenti per ritmo ed accenti, suonino assieme armonizzandosi alla perfezione, quasi che ciascuno dei due autori facesse un po’ di spazio dentro al proprio mondo per la visione dell’altro. Un velo malinconico si posa sulla volontà pervicace di trovare il bello ad ogni costo; un improvviso contrappunto danzante irrompe nel blues più fondo. L’effetto è, allo stesso tempo, straniante e creativo: un pas de deux che dà forza e commuove.