Neppure 200mila euro in quattro anni. Pochissimi i soldi recuperati dal 2013 al 2016 dalla lotta all’evasione fiscale e tributaria promossa dai Comuni della Marca. Le sofferenze economiche delle casse municipali sono dovute in larga parte ai tagli ai trasferimenti statali e regionali. Lo dice Paolino Barbiero, segretario generale SPI CGIL di Treviso, che, numeri alla mano, denuncia l’inerzia nell’azione di segnalazione e recupero dell’evasione. Un atto, quello di segnalare che le amministrazioni locali dovrebbero eseguire per senso civico, costringendo chi deve pagare appunto a pagare.  Così facendo i trevigiani onesti potranno essere alleggeriti dalla pressione fiscale e tributaria.

“I bilanci dei Comuni sono da anni in sofferenza, in particolare da quando i trasferimenti dallo Stato e dalle Regioni hanno subito tagli rovinosi per le risorse degli Enti del territorio. Di conseguenza – sottolineano dalla CGIL Treviso – i nostri amministratori locali sono costretti a comprimere la spesa destinata ai servizi, a gestire in forma associata le funzioni fondamentali loro assegnate e a razionalizzare l’attività amministrativa per rendere compatibile gli impegni con le risorse disponibili.

Dal  punto di vista della legalità e della giustizia sociale, il recupero dell’evasione fiscale e contributiva è una attività incoraggiata dalla normativa nazionale che prevede il riconoscimento, ai Comuni che partecipano all’accertamento, di una quota delle somme recuperate. Gli ambiti di azione, insieme ad Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, fanno capo a un paniere di tributi comprendente IRPEF, IRES, imposte di registro, ipotecarie e catastali e, in collaborazione con l’INPS, l’attività di contrasto al lavoro sommerso”.

Nella realtà dei fatti, purtroppo la maggior parte dei comuni si disinteressa all’azione di monitoraggio nonché di recupero (in Veneto nemmeno il 10% – 54 Comuni su oltre 570). E la provincia di Treviso non è da meno in questa corsa al ribasso: nei quattro anni considerati solo 15 comuni su 95 e neppure il capoluogo. Complessivamente 198.799 euro – riporta la Cgil – è una cifra risibile se paragonata alle altre voci dei bilanci dei nostri Comuni e alla riduzione delle poste destinate al sociale, e in particolare se rapportata all’economia del nostro territorio, storicamente afflitto dalla cultura dell’evasione e della disobbedienza fiscale”.

Tre i Comuni che hanno aderito concretamente alla lotta all’evasione e hanno registrato entrate per tutti i quattro anni: Carbonera che con 44.599 euro sale sul gradino più alto, seguito da Monastier (43.046 euro) e Ponzano Veneto (22.870 euro). in coda alla classifica Breda di Piave con 50 euro (nel 2014), Sernaglia della Battaglia con 100 euro (nel 2015), Montebelluna con complessivi 200 euro (nel 2013 e 2014) e Oderzo con un totale di 333 euro (nel 2014 e 2015).