“Sant’Egidio eremita” è la nuova star del patrimonio artistico della Diocesi di Treviso. Domenica 10 marzo un’ottantina di persone ha seguito con molto interesse, nella basilica di Santa Maria Maggiore di Treviso, lo “svelamento” del restauro del pregevole dipinto seicentesco “Sant’Egidio eremita”, attribuito dallo storico dell’arte Franco Moro al pittore spagnolo Jusepe Ribera, attivo a Napoli e tra i primi a raccogliere la lezione di Caravaggio.

La tela, fortemente compromessa, è stata restaurata da Francesca Faleschini, che ha portato a termine l’intervento in due mesi e mezzo, grazie all’iniziativa di Stefano Bravo, Antonio Bigolin, Elena Crosato e di un anonimo benefattore, nonché della Fondazione Antiqua Vox, che ha organizzato il “debutto” del dipinto rinnovato nell’ambito del festival “Pagine d’Organo”.

Padre Ottavio, parroco di Santa Maria Maggiore, ha assicurato che il “Sant’Egidio” sarà esposto nuovamente al pubblico nella settecentesca sacrestia vecchia della basilica (dove Franco Moro lo scoprì, una decina di anni fa) tra circa tre mesi, quando sarà conclusa l’opera di consolidamento della piccola pinacoteca.

Moro ha lanciato una proposta al parroco e a don Paolo Barbisan, direttore dell’ufficio beni culturali della Diocesi di Treviso, presente all’incontro: “Il Sant’Egidio di Treviso potrebbe essere prestato agli organizzatori della grande mostra su Jusepe Ribera, che sarà allestita nel 2025 al Petit Palais di Parigi”.

Al termine della presentazione, il pubblico si è messo in coda per vedere da vicino la tela e scattare numerose foto, prima di raggiungere l’auditorium Santa Caterina, dove si è svolto il concerto dell’organista spagnolo Andres Cea Galan con le musiche dell’epoca di Ribera.