Guardia di Finanza di Venezia - immagine di repertorio
Guardia di Finanza di Venezia - immagine di repertorio

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Venezia ha eseguito un provvedimento di confisca disposto dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Roma per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro nei confronti di una società con sede a Roma e del suo amministratore di fatto.

I fatti

Militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Venezia stanno dando esecuzione al provvedimento con cui il G.I.P. del Tribunale Ordinario di Roma ha disposto la confisca di beni mobili e immobili, terreni, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro nei confronti di una società con sede a Roma e del suo amministratore di fatto residente in provincia di Milano, ritenuti principali artefici di una vasta frode all’Iva nel settore del commercio di carburanti per autotrazione.

Le indagini

L’odierno provvedimento, eseguito nelle province di Milano e Parma, conclude un’articolata attività d’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Venezia e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma che ha consentito di smantellare un’associazione a delinquere dedita all’evasione dell’IVA nello specifico settore, attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti e l’utilizzo in compensazione di fittizi crediti d’imposta (operazione “RED LINE”). Nel medesimo contesto erano già state eseguite 4 ordinanze di custodia cautelare (1 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) e il sequestro preventivo, su tutto il territorio nazionale, di quote societarie, disponibilità finanziarie e di 48 immobili per un valore complessivo di 37 milioni di euro, quale illecito profitto corrispondente all’IVA evasa relativa alla commercializzazione di oltre 270 milioni di litri di carburante in evasione di imposta.

I provvedimenti

All’esito delle attività odierne sono stati definitivamente assicurati allo Stato 33 immobili tra fabbricati e terreni, 2 autovetture, quote sociali per oltre 70 mila euro e i saldi attivi dei conti correnti riconducibili ai destinatari della sentenza; la posizione dell’individuo è stata inoltre definita con l’applicazione della pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione oltre alle pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici e dell’incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione.