Il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.  Vista l’importanza sociale e culturale che assume oggi il pensiero religioso contemporaneo quale indirizzo e insegnamento dottrinale per tutti i credenti, la Commissione Pari Opportunità del Comune di Treviso in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali ha sentito la necessità di coinvolgere alcuni autorevoli esponenti delle principali religioni monoteiste, attraverso una testimonianza diretta sul tema in oggetto, espressione del dettato delle loro rispettive confessioni religiose: il Vescovo di Treviso Mons. Michele Tomasi, il Rabbino Capo della Comunità ebraica di Ferrara Rav Luciano Meir Caro e l’Imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, presidente della Comunità religiosa islamica italiana.  

«Purtroppo assistiamo quasi quotidianamente ad episodi dove la violenza nei confronti delle donne si manifesta sempre più in modo drammatico», afferma la Presidente della Commissione comunale pari opportunità, Valeria Zagolin. «Mentre condanniamo con forza queste azioni ingiustificabili, affermiamo con vigore che non ci possono essere attenuanti per questo tipo di manifestazioni violente, come non ci possono essere giustificazioni o ipocrisie legate a fattori culturali, a oscure tradizioni e tanto meno alle varie credenze religiose. Pertanto ringrazio le autorità religiose per questa importante testimonianza di unità». 

«Ogni forma di violenza va condannata e rifiutata ma deve esserlo in particolare e con ancora maggior forza quella perpetrata ai danni delle donne», scrive il Vescovo di Treviso, Monsignor Michele Tomasi.   «Va affermato con forza il principio della pari dignità di ogni persona, prima, al di là e al di sopra di ogni differenza di genere, di condizione sociale economica, di provenienza, di religione, e di ogni possibile criterio che in nome di una differenza vada a concludersi in una violazione del valore infinito della persona e dei suoi diritti. La pluralità presente al mondo è una ricchezza che non può mai giustificare un atto di violenza o di abuso neiconfronti di una persona». «Abbiamo tutti insieme la responsabilità di forme concrete e quotidiane di attenzione e di solidarietà per tutte le donne che si trovino in situazioni di difficoltà, affinché non siano e non si sentano sole. Siamo responsabili anche di scelte, atteggiamenti e parole che generino rispetto e gratitudine per il ruolo insostituibile delle donne nella società e nella Chiesa e che questo ruolo riconoscano pienamente».

«La dottrina ebraica condanna incondizionatamente ogni forma di violenza nei confronti di ogni essere umano e del creato. Qualsiasi azione violenta assume poi maggior gravità se è esercitata nei confronti di chi è o è ritenuto meno tutelato dalle leggi o dai condizionamenti della società», le parole di Luciano Meir Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara. «Tra queste categorie  il testo biblico enumera in modo particolare lo straniero, l’indigente, l’orfano e la vedova. In questi casi la violenza che può essere fisica o psicologica o presentarsi in qualsiasi altra forma, è valutata come aggravante. Per quanto concerne la violenza esercitata sulla donna va tenuto conto della sua particolare sensibilità. Viene affermato dai nostri Maestri che il pianto della donna non lascia indifferente il Creatore. Viene citato il detto “State molto attenti a non causare il pianto della donna. Infatti l’Eterno raccoglie le sue lacrime e ne tiene sempre conto”. 

«L’incomprensione dell’Occidente e della modernità sembra provocare da parte di alcuni uomini il pretesto per giustificare una violenza domestica come se si volesse combattere il demone della secolarizzazione dei costumi con l’arma del tribalismo fratrida, infanticida o femminicida», si legge nella testimonianza dell’Imam Yahya Pallavicini, Presidente COREIS Comunità Religiosa Islamica Italiana. «Non c’è ragione, non c’è religione, che possa mai essere abusata per la violenza contro le donne. Al contrario, la ragione illuminata e la sensibilità religiosa trovano la loro più nobile realizzazione nel rispetto profondo e nell’amore sincero per ogni uomo e donna, creati, come recita il Corano, a immagine del Misericordioso».