La depressione è un male che s’insinua silenziosamente e che troppo spesso agisce indisturbato, senza che il mondo esterno reagisca tempestivamente, lasciando la persona sola e isolata nel proprio disagio.

È proprio per sensibilizzare su questo tema che il Comune di Breda di Piave ha organizzato l’incontro “Il filo che non ti lascia solo” martedì 15 marzo alle 20.45 alla Polisportiva San Bartolomeo.

Lo scopo è di dare voce a un male poco riconosciuto, rompendo anche un vero e proprio tabù, dando la consapevolezza ai cittadini di quanto la depressione sia diffusa, anche tra i giovani e giovanissimi. Ospiti della serata, che è patrocinata dal Comitato Sindaci Treviso dell’Azienda ULSS 2 Marca Trevigiana, saranno Ivan Scremin, fondatore dell’associazione “Il filo di Simo”, lo psicologo Giuseppe Scarabello e lo sportivo paralimpico Bernardo Bernardini.

 Creare occasioni di confronto sul tema depressione è importante e anche urgente visto l’alto numero di persone in Italia affette da questa vera e propria malattia. Per offrire consapevolezza del problema ma anche sostegno concreto a chi ne soffre e a chi vi sta accanto è nata l’associazione “Il filo di Simo”, che raccoglie una rete di professionisti volontari – psicologi, psicoterapeuti, educatori – disponibili su diversi sportelli del territorio trevigiano. Una realtà che porta il nome di Simone Scremin, ragazzo di 28 anni che ha vissuto in prima persona gli effetti di questa malattia, dalla quale purtroppo non è riuscito a uscire. L’incontro bredese intende dunque far emergere il problema con l’obiettivo di prevenire sempre di più e sempre più efficacemente le estreme conseguenze degli stati depressivi, per aiutare i giovani a riappropriarsi della propria identità e della propria vita.

La depressione non è tristezza, né inquietudine, né insoddisfazione: è una vera e propria malattia e come tale deve essere trattata – afferma l’assessore alle politiche sociali del Comune di Breda Adelaide Scarabello – I giovani in particolare danno segnali ma spesso non hanno le parole per comunicare il proprio dolore, e a maggior ragione non devono essere lasciati soli. Iniziative come questa per noi sono fondamentali per offrire strumenti utili alla popolazione per difendersi e per non isolarsi: la comunità deve funzionare da rete anche nelle situazioni di disagio psicologico”.