Si alla Pedemontana, ma attenzione ai lavori
Ci sono ventidue investitori istituzionali che hanno chiesto «le carte» del Pedemontana Bond e i primi dieci di questi «hanno indicato una domanda potenziale di oltre 750 milioni»; «Riteniamo che l’interesse degli investitori sia estremamente concreto e la possibilità di rispettare i tempi sia elevata»; il collocamento «Resta a nostro giudizio fattibile stante che l’interesse degli investitori privati è già stato confermato nel tempo». Tuttavia, raccomandiamo «una partecipazione segnaletica da parte del settore pubblico» quali Bei e Cdp «quali catalizzatori degli investitori privati», «la loro assenza in questo progetto avrebbe l’effetto di allontanare la domanda privata».

Jp
Così scrivono i manager di Jp Morgan Alberto Barbarisi e Andrea Colombo in un memorandum riservato che porta la data del 26 febbraio 2016 e l’oggetto: «Aggiornamento sullo stato dell’operazione di collocamento di un’emissione obbligazionaria a finanziamento della Superstrada Pedemontana Veneta». Il documento, in possesso del nostro giornale, ricostruisce l’architettura finanziaria del Pedemontana Bond e le sue caratteristiche. Fornendo dati e cifre interessanti, anche rispetto all’intera operazione. L’emissione del bond predisposto da Jp Morgan e attualmente «congelata» per i dubbi e le resistenze mostrate da Cassa Depositi e prestiti era stato studiato secondo queste modalità: un debito «senior» da 1,6 miliardi di euro erogabile in otto anni, con rimborso dal 2023 al 2045, un debito «junior» o «mezzanino» da 200 milioni di euro, a rimborso dal 2023, e un’iniezione cash da parte del Consorzio Sis (Dogliani e Sacyr) da 435 milioni di euro. «La valutazione di Jp Morgan – spiega il report – è che l’interesse degli investitori istituzionali per l’emissione obbligazionaria di Spv sia marcato e consenta il finanziamento completo dell’opera».

Sottoscrittori
Potenziali sottoscrittori sono, ad avviso della banca d’affari americana, compagnie di assicurazione e fondi pensioni, attirati dal tasso di rendimento. Jp Morgan ricostruisce i numerosi incontri avuti con Cdp, Bei ed Ico (la Cassa depositi e prestiti spagnola) per giungere al cosiddetto «closing bancario» che i Dogliani (e la Regione) lamentano sia bloccato a causa delle resistenze del governo. Resistenze che ruotano attorno al nodo delle stime di traffico: 30 mila veicoli al giorno secondo la Regione, del 40% inferiori secondo uno studio indipendente commissionato da Bei e Cdp allo Studio Righetti & Monte Associati. Sul punto, Jp Morgan dopo aver approfondito il contratto che lega la Regione al concessionario Sis esprime una palese serenità: «il meccanismo di riequilibrio economico e finanziario di Spv prevede il trasferimento del rischio traffico alla Regione Veneto» in qualità di concedente. Insomma, il concessionario sarebbe in una botte di ferro, soprattutto per l’Atto aggiuntivo alla Spv approvato dalla giunta regionale nel dicembre 2013 che «blinda» l’esborso di 30 milioni di euro per 15 anni a carico della Regione.

Il parere di Zaia
Sul tema Spv ieri, sollecitato dal governatore Luca Zaia, ha parlato anche il sindaco di Vicenza Achille Variati, che siede nel Cda della gestione separata Cassa Depositi e prestiti: «La Cassa – commenta Variati – è un grande istituto finanziario che fa le sue valutazioni esclusivamente su questioni tecnico-finanziare. Non può quindi essere tirata in ballo per questioni politiche o per valutazioni di opportunità che riguardano scelte politiche. La Cassa ha il dovere di garantire solo operazioni sostenibili economicamente ed è quindi importante che venga fatta chiarezza sulla sostenibilità economica della Spv. Attualmente sono in corso approfondimenti in questo senso e sarà di fondamentale importanza l’incontro di venerdì con la Regione».

Gian Nicola Pittalis

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