Gentilini e Coin si spaccano in due fronti? Sembrerebbe di si. Da una Coin mageparte abbiamo Giancarlo Gentilini che non demorde, anzi rilancia pubblicamente la sua candidatura al governo della città da Ca’ Sugana. “Sono pronto a ricandidarmi a sindaco di Treviso nel 2018»[s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)] E a due anni dalle prossime elezioni amministrative nel capoluogo della Marca, l’ex sindaco e ex vicesindaco di Treviso si prepara alla campagna elettorale, lanciando l’ennesima sfida alla giunta Manildo, ma anche ai suoi stessi compagni di partito. E lo fa coerente con lo stile che lo ha finora sempre contraddistinto – «Sì, ho ottant’anni passati, ma mi candido nuovamente sindaco di Treviso. Lo voglio io e me lo chiedono i trevigiani, tantissimi, di tornare a Ca’ Sugana, sempre più trevigiani mi dicono di non essere contenti della città oggi, dai grandi temi alle piccole cose, dalla sicurezza ai lavori pubblici». Lo afferma sicuro Gentilini dopo la sconfitta elettorale del 2013 e il progressivo allontanamento dal suo partito, la Lega Nord, da cui l’ex sindaco di Treviso è stato messo da parte ed è pronto a sfidare. Un messaggio chiaro lanciato al segretario provinciale della Lega Dimitri Coin, che l’anno scorso aveva “spodestato” Gentilini con l’aiuto del segretario veneto Toni Da Re. L’ex sindaco di Treviso, infatti, si candiderà con la lista Gentilini «che non è scomparsa e non dovrà scomparire mai. Ho i miei anni, lo sappiamo tutti, ma sto bene e mi sento bene, pronto, capace e caparbio, le elezioni sono tra due anni… Se di qui ad allora non mi sentirò più in perfetta forma al punto da dover cambiare idea allora il mio appoggio andrà in modo incondizionato, e ribadisco incondizionato, a un candidato sindaco che rappresenti gli ideali di patria, famiglia e sicurezza per il cittadino».
Un moto di orgoglio di un politico che si sente ancora molto amato e un guanto di sfida verso i vertici del Carroccio trevigiano con cui il politico forse ha un conto aperto, dopo la scorsa primavera quando il segretario provinciale Dimitri Coin si schierò apertamente con il nuovo segretario regionale Toni Da Re. Una crisi che risale a diversi anni fa, iniziata dalla sconfitta elettorale del 2013 che ha innescato anche una crisi di identità nel Carroccio del capoluogo.
L’era Da Re inizia da alcune espulsioni?
Una situazione molto complessa alla quale Giancarlo Gentilinini risponde con parole molto dure – “Questa non è più la mia Lega. E’ una dittatura che non avrà più i miei voti”. Il motivo? La proposta della segreteria nazionale del Carroccio per l’espulsione di Enrico Chinellato, uno dei fedelissimi di Gentilini perché considerato contrario alla nuova corrente dei lealisti di Toni Da Re e ritenuto uno dei responsabili della rottura di Gentilini con la Lega, oggi, al comando del partito.
Espulsioni di politici di peso a Padova e Treviso si sono verificate, infatti, nella Lega che ha allontanato chi aveva corso contro il Carroccio a Venezia e Verona: l’era di Gianantonio Da Re, segretario della Liga Veneta, comincia con un avvertimento chiaro, «tutti nei ranghi e non si sgarra». A fine Luglio durante la riunione a Padova del consiglio nathional sono stati emessi intanto provvedimenti disciplinari, ancora in corso di ratifica. Tiberio Businaro, sindaco di Carceri in provincia di Padova, è finito sotto accusa per il dissesto finanziario del Consorzio Padova Sud e la controllata Padova Tre della quale era consigliere. «Gli avevamo chiesto di farsi da parte finché non avesse chiarito la sua posizione — dichiara Da Re — l’espulsione è stata chiesta dalla segreteria provinciale».
Un clima pesantissimo, quindi, una spaccatura sempre più forte tra Gentilini e i suoi e la Lega oggi guidata da Coin al provinciale e da Toni Da Re alla segreteria regionale, due lealisti che non appena eletti hanno cominciato subito a fare pulizia, sostituendo da capogruppo in consiglio comunale il gentiliniano Sandro Zampese, per mettere al suo posto Mario Conte.
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