Udite udite, sudditi di Camelot… Anzi, cittadini di Camalò, di Treviso e di tutta la Marca. Domani, giovedì 18 ottobre, al posto dell’ex Ranch (in Via Fiore 114) inaugura il ristorante Due Camini.

Ristorante con spiedo, precisiamo.

“Ogni sera offriremo 8 diverse carni allo spiedo in bella vista, che verranno tagliate direttamente al tavolo difronte al cliente”, preannuncia emozionato il titolare Mario, alla vigilia di una sfida ancor più complessa di quella vinta negli anni scorsi con La Cavana sul Sile: riportare i riflettori della cucina di terra sulla carne allo spiedo. Anzi, sulle carni, per la precisione. Perché se è vero che le aziende agricole del territorio veneto propongono non solo qualità, ma anche varietà, tanto vale sfruttarle entrambe.

L’inaugurazione di domani, impreziosita dalla musica anni ’60 delle Onde Beat (il gruppo emergente più famoso di Treviso), farà da apripista ad una stagione che ha già pronte due importanti ristrutturazioni di questo già evocativo locale: al lifting del salone interno, che aggiungerà nuovo spazio aumentando a quasi 90 i coperti disponibili, si sommerà in primavera il potenziamento del giardino, che verrà attrezzato con un’area bimbi e, soprattutto, adibito per feste cerimoniali ed eventi aziendali.

“Tante serate a tema, con abbinamenti sempre diversi tra cibo e vino”: un’altra ambiziosa promessa del ristorante Due Camini, che ha tutta l’aria di voler trasformare una semplice cena di terra in una vera e propria esperienza enogastronomica.

Esperienza da cui Mario non intende certo escludere gli appassionati di birra. Alcune raffinate artigianali moderne, infatti, sono in grado di sposarsi meravigliosamente con la carne (in particolare proprio con quella cotta allo spiedo): lo sa bene Ivan Borsato, il celebre mastro del luppolo trevigiano, che fornirà al Due Camini le eccellenti qualità del suo microbirrificio Casa Veccia.

Birra a parte, comunque, Mario promette innanzitutto una rigogliosa carta dei vini, “con tanti rossi accuratamente scelti in tutto il mondo, a partire però dall’Italia”: com’è giusto che sia in un locale che farà della cucina territoriale il suo dogma.
“Primizie di stagione, verdure dell’orto, cucina tipica nostrana, chilometro zero…”: insomma, gli ingredienti per una formula vincente e godereccia paiono esserci proprio tutti.

Parafrasando il Manzoni, ai posteri, anzi ai palati l’ardua sentenza.