Si è conclusa un’edizione record di Lago Film Fest che torna ai numeri pre pandemia
Per nove giorni i registi vincitori di Cannes, Berlino e Venezia hanno popolato le rive del Lago.

I documentari si prendono la scena e il palmares!

 

Si è conclusa un’edizione record di Lago Film Fest con una partecipazione di pubblico mai così calorosa e che ha affollato le rive del Lago per tutti e nove i giorni. Dimostrazione del successo della diciottesima edizione del festival è l’aver raggiunto il numero di ingressi pre pandemia, sintomo di una comunità che è tornata a popolare il festival.

Il commento della direzione artistica composta da Alessandro Del Re, Morena Faverin e Mirta Ursula Gariboldi: “Siamo increduli di come la risposta di pubblico continui a crescere nonostante le grandi difficoltà attraversate dal mondo del cinema negli ultimi due anni. Questa edizione ha consacrato ancor di più Lago Film Fest come luogo di ritrovo per il cinema di ricerca in Veneto e in Italia. Inoltre i risultati stupefacenti del festival si sono estesi non solo al pubblico ma anche ai professionisti del settore cinematografico, più di 90 da tutta Europa, che hanno affollato i Barefoot Industry Days.”

A portarsi a casa il premio del concorso internazionale assegnato dalla giuria composta da Elsa Charbit, Matías Piñeiro e Mitra Farahani è stato Haulout, diretto da Evgenia Arbugaeva & Maxim Arbugaev, documentario sugli effetti del surriscaldamento globale. A ricevere invece la menzione speciale è This Day Won’t Last, di Mouaad el Salem, documentario tunisino LGBT, e Madhu, di Tanmay & Tanvi Cowdhary, fiction indiana su un amore in procinto di sbocciare.

Vero e proprio trionfo per la regista bassanese Lavinia Xausa che con il suo So Loud the Sky Can Hear Us che ottiene il Premio Regione del Veneto e il Premio L.O.S.T alla miglior colonna sonora. 

Per quanto riguarda il concorso Princìpî Award, la giuria, composta da Kamal Aljafari, Joana De Sousa e Kiro Russo, assegna il premio a Susurros del hormigón, del regista Matías Eduardo Rojas Ruz, documentario cileno che per la giuria ha rappresentato “una poesia sulla distruzione, che riesce a trasmettere sentimenti di angoscia e mistero attraverso la trama organica del film e i contrasti che si intrecciano nei tagli. Un cortometraggio che sfrutta in modo molto preciso il contrappunto di montaggio, suono e musica per generare una sensazione di costante allerta e parlare di uno stato apocalittico del mondo.”

La giuria del concorso Moving Bodies, composta da Carl Olsson, Sarah Möller e Gesine Moog, assegna il premio Moving Bodies a Ontkoppeling, del collettivo Collective 2Deform, dance video tedesco con la seguente motivazione: “La giuria desidera premiare un film che ci permetta di osservare il corpo umano in movimento, in relazione a uno spazio crudo e spietato: un mondo in cui i corpi si assimilano e resistono in modo intercambiabile alle strutture create dall’uomo che li circondano. In modo coerente, il film utilizza la coreografia, il suono, il colore e il movimento della macchina da presa per creare uno stato d’animo preciso e ipnotico, lasciando però allo spettatore la possibilità di usare la propria immaginazione.“

La giuria Nuovi segni, composta da Tomás Pichardo-Espaillat, Diana Cam Van Nguyen e Payal Kapadia, assegna il premio a The Motorcyclist Happines Won’t Fit His Suit del regista Gabriel Herrera, immaginifica fiction messicana premiata: “per le sue metafore artigianali, le sue osservazioni poetiche e il suo approccio alla narrazione splendidamente costruito, che si traduce in uno studio di personaggi a più livelli che esplora le diverse realtà del suo soggetto. Palette colorata, forti composizioni visive e senso dell’umorismo supportati da una voce fuori campo autentica”. 

 

Per la selezione Nazionale, la giuria, composta da Igor Prassel, Rosa Palasciano e Francesco Montagner, assegna il premio a L’Incanto, diretto della salernitana Chiara Caterina, documentario d’archivio su 5 storie di violenza sulle donne.