“Prima di qualsiasi numero, credo sia doveroso sottolineare un aspetto di fondo – ci tiene a sottolineare il Presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, Mario PozzaIn questi giorni stiamo uscendo dal lockdown, stiamo provando a tornare ad una quasi normalità delle nostre relazioni sociali ed economiche. La battaglia contro il virus non è ancora vinta, ma sta girando a nostro favore. Questo è stato possibile grazie allo sforzo di tanti: i medici e gli infermieri che hanno accudito i nostri malati; gli scienziati che hanno supportato le scelte di fondo dei nostri Amministratori; le forze dell’ordine e tutte le persone (imprenditori e lavoratori) che a vario titolo hanno garantito i funzionamenti essenziali del nostro vivere e del nostro essere comunità. Non è stato facile. Non è stato indolore. Ma tutto questo – sottolinea con forza il Presidente Pozza – oggi ci permette di ripartire più uniti di prima, come persone, pur fra mille incognite”.

“Certo, le ferite inferte dal Covid-19 alla nostra economia sono profonde. Si è presi dallo sconforto – ammette Pozza – quando si è costretti a commentare flessioni di produzione e fatturato nell’ordine del 10% nei nostri territori, rispetto al trimestre precedente. Flessioni che si portano anche al -13/-15%, sempre come dato medio, se prendo a riferimento l’andamento del fatturato (tanto a Belluno quanto a Treviso) per le imprese già da marzo interessate dalla sospensione delle attività. Per trovare cadute così intense degli indicatori congiunturali, bisogna risalire al 2009″.

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“La cosa che più preoccupa – continua Pozza – è che questi sono dati relativi ad un trimestre solo in parte interessato dal lockdown. Per il secondo trimestre dell’anno gli imprenditori ci hanno rilasciato previsioni molto pessimiste, che arrivano anche a prefigurare ulteriori contrazioni del 20% per produzione e fatturato. Contrazioni che non risparmiano neppure la domanda estera”.

“Si può comprendere – aggiunge Pozza – che questo sentimento sul futuro risenta del momento particolare in cui gli imprenditori hanno fornito le loro risposte: era il mese di aprile, nel pieno del lockdown e ancora in assenza di una prospettiva di uscita dalla fase più acuta dell’emergenza sanitaria. Non è escluso che nei prossimi mesi il motore dell’economia possa tornare a girare meglio di quanto previsto, come già sta succedendo nei Paesi usciti prima di noi dal contagio. Già un 20% delle imprese manifatturiere intervistate ha tradotto l’emergenza in opportunità, convertendo la propria produzione (mascherine, camici ospedalieri, dispositivi di protezione)”.

“Certo, come già è stato osservato, l’economia non è come spegnere o accendere un interruttore. Non si riparte soltanto per decreto, occorre riallineare tante condizioni. La pandemia – sottolinea Pozza – sta impattando in modo grave tanto sui consumi quanto sulla regolarità di funzionamento delle imprese. Il problema principale che lamentano le aziende riguarda il numero crescente di clienti che non pagano o ritardano a pagare: lo segnala il 63% delle imprese intervistate a livello regionale (68% a Treviso, 58% a Belluno)”.

Ne discende un problema di liquidità: oltre la metà del campione regionale d’imprese (il 55%) lamenta difficoltà a sostenere le spese correnti, con differenze minime tra province, ma con alcuni settori che sentono il problema in modo più acuto: sistema moda e legno-mobilio.

“Già da questi dati si comprende bene – dice Pozza – come ci si trovi di fronte ad una combinazione di fattori negativi senza precedenti. Speriamo allora – continua Pozza – che anche le politiche di sostegno all’economia siano senza precedenti, adeguate alla situazione che abbiamo di fronte. Speriamo ad esempio che i Paesi dell’Unione europea non si perdano in ulteriori discussioni per la definizione del Recovery Fund, dopo lo spiraglio d’intesa che si è aperto in queste ore tra Francia e Germania. Speriamo che il decreto rilancio non sia soltanto burocrazia”.

“Speriamo soprattutto – conclude Pozza – che vengano ascoltate le esigenze delle imprese, per le quali tre sono le priorità in questa fase di ripartenza: 1) facilitare l’accesso al credito: soprattutto non applicare in modo automatico le procedure standard di valutazione del merito di credito, del tutto incongrue rispetto alla caduta dei fatturati e all’incremento degli insoluti da parte dei clienti; 2) il rinvio delle scadenze fiscali: di tutte, non solo dell’IRAP, che forse è un modo migliore per avere liquidità dallo Stato anziché indebitarsi; 3) il potenziamento della Cassa Integrazione: da intendersi come potenziamento delle coperture finanziarie per l’istituto. Indicazione che può essere letta come un segnale positivo da parte delle imprese: che vogliono il più possibile preservare i livelli occupazionali, per poi essere pronte a ripartire, assieme alle loro maestranze”.

Al seguente link sono consultabili gli effetti dell’emergenza Covid-19 sul manifatturiero trevigiano e bellunese