E alla fine tutti vissero felici e contenti. Sono bastati 4 anni al progetto-Imoco per diventare vincente. La società di volley femminile nata nel 2012 dalle ceneri della Spes Conegliano ha infatti chiuso l’anno appena terminato guadagnando i suoi primi, strameritati trofei: campionato nazionale 2015/16 di Serie A1 e Supercoppa Italiana 2016. Una vera e propria annata trionfale per il giovane club presieduto da Piero Garbellotto e Pietro Maschio.

Sotto la guida del tecnico Paolo Mazzanti, le Pantere Gialloblu hanno saputo capitalizzare una crescita sportiva tanto rapida (Conegliano aveva già raggiunto a sorpresa la finale scudetto nel 2012/13, persa poi contro Piacenza), quanto esponenziale. Oggi ci sembra normalissimo vedere Conegliano veleggiare tranquilla al secondo posto della classifica di A1 (dietro gli ex-campioni Pomi Casalmaggiore, avanti di 2 punti), esattamente a metà della regular season 2016/17. Ma dietro quello scudetto che le eroine gialloblu esibiscono fieramente sul petto, dietro quella fresca vittoria in Supercoppa Italiana, stanno tanti capolavori, tutti collegati fra loro: il grande disegno societario, ossia uno staff a orologeria perfettamente costruito in pochi anni da Garbellotto e Maschio, e i piccoli, molteplici capolavori sportivi, cioè le vittorie inanellate dalle Pantere grazie alla sagacia tattica di Mazzanti e alla qualità tecnica del roster coneglianese, dal neo-capitano Serena Ortolani alla fuoriclasse olandese Robin De Kruijf.

Conquistare il primo tricolore della storia di Conegliano, la scorsa primavera contro Piacenza ha avuto una duplice valenza: da un lato ha coronato con il giusto premio gli investimenti effettuati e i risultati raggiunti negli anni precedenti; dall’altro ha vendicato la sconfitta subita dalla Nordmeccanica nella finale di 3 anni prima. La bella vittoria in Supercoppa Gear S3, conquistata in dicembre contro la Foppapedretti Bergamo, ha poi sigillato definitivamente un 2016 da incorniciare, regalandoci soprattutto l’impressione che portare a casa anche questo trofeo fosse la cosa più naturale del mondo: una sensazione dolce e soprattutto familiare per le tifoserie di un bacino sportivo, quello trevigiano, che non aveva certo dimenticato cosa si provi ad avere in casa la squadra di volley più forte d’Italia.