“Nella situazione attuale il lavoro all’estero rischia di essere un’attrazione per quei medici italiani che sono costretti a entrare sul mercato del lavoro con anni e anni di ritardo rispetto ai colleghi europei. L’assicurare ai nostri cittadini l’assistenza con il necessario e adeguato numero di professionisti è una priorità che ci deve imporre di trovare ogni soluzione possibile affinché i medici che si laureano nelle nostre regioni, se lo desiderano, possano serenamente e convenientemente scegliere un percorso professionale nella loro terra. Conoscere i dati sulle fughe all’estero dei medici annunciati dal presidente dell’Ordine di Roma Antonio Magi, può realmente aiutarci in tale lavoro, spero si possano conoscere presto ufficialmente”.

Con queste parole, il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia pone lo sguardo sulla ricerca di medici italiani, da parte di altri paesi.

“Non mi stanco di ripeterlo – aggiunge il Governatore del Veneto – il medico italiano dopo la laurea, l’abilitazione e la scuola di specialità obbligatoria inizia a lavorare almeno cinque anni dopo i suoi colleghi stranieri. Questo, tra l’altro, significa altrettanto ritardo sull’indipendenza economica, sull’affermazione professionale, sulla soddisfazione per la realizzazione di un progetto di vita. È comprensibile che per alcuni, cresciuti oltretutto nelle generazioni Erasmus, sia estremamente interessante il richiamo di paesi dove ci sono leggi che rendono più rapido e fluido l’accesso alla professione, contratti nazionali che consentono di essere pagati meglio, e tutto ciò per cui noi ci stiamo battendo, scontrandoci invece con una realtà nazionale che ci rende il lavoro più difficile ogni giorno”

“Disporre di un quadro nazionale di quanti scelgono questa strada – conclude Zaia – è fondamentale. Per questo chiedo al presidente Magi di rendere noti in dati in suo possesso perché è importante capire l’entità di queste fughe su base regionale. Mi interessa in particolare la posizione del Veneto che dice essere ai vertici della classifica per fughe all’estero di medici. È fondamentale per la Regione approfondire. Nel dato potrebbe trovarsi la conferma che molti sono attratti dalle opportunità garantite dai modelli simili a quello che noi abbiamo già disegnato, chiedendo l’Autonomia”