Quando si fa riferimento al narcisismo patologico spesso si associa la manipolazione affettiva alla componente maschile della relazione, riferendosi alla donna come alla vittima del rapporto deleterio.

Tuttavia, anche quando l’abusante è lei, all’interno della relazione  si innescano meccaniche di manipolazione altrettanto pericolose, perverse e tossiche.

Narcisismo femminile: che cos’è

Il narcisista patologico appare come una persona brillante e piena di fascino. Se questo tipo di individuo è una donna, quest’ultima tendenzialmente è focalizzata sulla carriera, attenta alla cura di sé, perfezionista, ma al tempo stesso ossessionata dalla relazione che ha con il proprio partner.

Una donna affetta da questo disturbo, quindi, nota anche i minimi difetti dell’altro, è piena di aspettative spesso irrealistiche e pronta a rinfacciare al proprio compagno anche la più piccola mancanza.

Ma non è tutto: la narcisista patologica, infatti, non mostra le proprie fragilità, detesta perdere e non ricerca una reale intimità col proprio partner. È un’anima inquieta e angosciata, che si pone all’interno della relazione come una partner forte, intransigente, ossessiva, mortificante e spesso ambivalente.

I comportamenti distintivi

Nella prima fase della relazione questo tipo di donna sembra essere la compagna ideale, ma con il tempo traspare inevitabilmente anche la sua componente negativa.

Quando la preda è sfuggente, infatti, la narcisista è eclettica e ammaliante, ma se il legame diventa stabile in lei si manifestano anche gli aspetti più negativi del disturbo. Ecco che di colpo s’infuria per cose di poco conto, diventa manipolatrice, accusa il compagno, lo recrimina e lo svaluta, lamentandosi di continuo e richiedendo attenzioni costanti.

Parliamo di una donna che spesso ha avuto genitori tirannici e che per questo, diventata donna, tenderà a cercare una sorta di riscatto inconscio nel rapporto con il partner. Celando di fondo una personalità fragile, succube di una figura forte e carismatica.