I piedi piatti sono una particolare alterazione anatomica che si verifica quando l’arco plantare mediale è assente o più basso rispetto alla norma. Di conseguenza, la parte centrale interna del piede appoggia in maniera scorretta al suolo.

In un piede normale, infatti, l’arco plantare dovrebbe essere sufficientemente alto da garantire una corretta distribuzione del peso del corpo e un minor rischio di danni muscolo-scheletrici agli arti inferiori.

Piedi piatti: cos’è

Chi ha i piedi piatti tende ad essere soggetto a fenomeni degenerativi a carico delle articolazioni, dei muscoli, delle ossa e dei legamenti.

Parliamo di un disturbo congenito o acquisito, unilaterale o bilaterale che di fatto comporta tutta una serie di problematiche specifiche che spaziano dal dolore localizzato (a piedi, caviglie e ginocchia) fino all’iperpronazione.

Questa alterazione è costante nei bambini: nei piccoli, infatti, l’arco plantare deve ancora svilupparsi e nei piedi c’è tessuto adiposo che rende poco visibile la volta longitudinale interna. Tuttavia, questa problematica è spesso destinata a risolversi spontaneamente.

I sintomi

La presenza di piedi piatti non sempre comporta una sintomatologia particolare, ma talvolta può comportare dolore locale e disturbi a talloni e caviglie.

Inoltre, nei casi più importanti il fastidio può estendersi anche alle gambe, alle ginocchia e alla zona lombare, comportando iperpronazione, gonfiore localizzato e problemi muscolo-scheletrici agli arti inferiori.

La diagnosi

Per giungere ad una diagnosi certa è necessario un esame obiettivo e una visita mirata effettuato da uno specialista.

In presenza di una sintomatologia importante o di un disturbo particolarmente accentuato, il medico o il podologo potranno prescrivere anche ulteriori test diagnostici quali raggi X, TAC, ecografia o una risonanza magnetica nucleare (RMN).