La pressione alta (o ipertensione) è una condizione legata a numerose patologie: per questo è sempre opportuno tenere sotto controllo i propri parametri. Tuttavia, quando insorge in giovane età, è facile che venga sottovalutata.

I rischi sono molteplici, in particolar modo a carico del cuore e del sistema cardiovascolare in generale. Inoltre, un recente studio ha evidenziato che chi soffre di questo problema già da giovane ha più probabilità di riscontrare cambiamenti cerebrali in età adulta. E questo potrebbe essere una spia di declino cognitivo.

Pressione alta: come cambia il cervello

L’ipertensione può provocare vari danni all’organismo: in particolare, da uno studio statunitense è emerso che potrebbe essere correlata ad un aumento del rischio di subire cambiamenti cerebrali. Quest’ultima evidenza è legata ad uno studio condotto dal Northwestern Memorial Hospital di Chicago, presentato all’annuale conferenza sull’ictus dell’American Heart Association.

I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di 142 pazienti, appartenenti ad un più vasto gruppo (di oltre 5mila persone) che aveva partecipato allo studio CARDIA. Tali soggetti sono stati controllati per più di 30 anni, a partire dalla giovane età sino ad arrivare a quella adulta. Mediante risonanza magnetica, gli studiosi hanno verificato gli eventuali cambiamenti cerebrali avvenuti nel corso del tempo.

I risultati dello studio

Dallo studio è emerso come i partecipanti che sin da giovani soffrivano di ipertensione di fatto avevano alcune aree del cervello di volume inferiore, sebbene questo non possa essere correlato direttamente ad un aumento del rischio di declino cognitivo.

Di contro, dall’analisi si evince chiaramente l’importanza di prestare attenzione alla pressione già in giovane età. Chi soffre di ipertensione già nella fascia di età tra i 20 e i 34 anni, infatti, tende a ricontrare un peggioramento dei parametri tra i 45 e i 54 anni.