soldi bruciati (immagine di archivio)
soldi bruciati (immagine di archivio)

La chiusura forzata di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha un effetto valanga anche sull’agroalimentare di casa nostra. Il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu raggiungerà cifre importantissime, si stima la cifra di 100 milioni considerando anche la crisi della stagione turistica estiva.

“Non pensiamo poi alla partita del turismo quanto inciderà negativamente sul settore primario – aggiunge Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso Il lungo periodo di chiusura sta pesando su molte imprese dell’agroalimentare made in Italy e made in Treviso, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco e sui quali gravano anche le difficoltà all’esportazione con molti Paesi stranieri che hanno adottato le stesse misure di blocco alla ristorazione”.

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I dati nazionali sono chiari e tengono conto anche della capacità e possibilità di molte imprese agricole di portare a domicilio i prodotti:  “Da quando è cominciata la pandemia in Italia il 57% delle aziende agricole ha registrato una diminuzione dell’attività – aggiunge Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Treviso – Una anticipazione dell’apertura è necessaria per gli agriturismi che, spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. E ciò vale anche per molti ristoranti”. 

L’appello è che questi luoghi possano tornare a vivere dai primi di maggio.

“Con l’arrivo della bella stagione sostenere il turismo in campagna significa anche evitare il pericoloso rischio di affollamenti al mare e anche per questo – sostiene Polegato – le strutture agrituristiche devono poter ripartire all’inizio di maggio riaprendo i cancelli della fattorie trevigiane, i percorsi naturalistici e gli spazi a tavola dove assaggiare le specialità della tradizione contadina dell’enogastronomia della Marca”.

La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima dell’emergenza coronavirus – conclude la Coldiretti – era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani per un valore di 85 miliardi di euro all’anno con un italiano su tre (37%) che abitualmente consuma a casa o al lavoro, i menu da asporto o per consegna a domicilio, preparati da ristoranti, pizzerie, fast food o agriturismi, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.