Carciofaie bloccate nella crescita
Carciofaie bloccate nella crescita

La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’ anno per le quantità e la qualità dei raccolti, secondo l’analisi Coldiretti. E dal territorio arriva un grido di preoccupazione e allarme che non lascia presagire nulla di buono in un panorama generale già molto provato da due anni di pandemia e ora dalle pesanti conseguenze della guerra ucraina. Gli orticoltori del litorale del Cavallino e le isole, descrivono le carciofaie già in sofferenza: “le piante di carciofo avevano sofferto la siccità dell’estate scorsa – spiega Michele Borgo presidente Coldiretti Cavallino Treporti, mai avremmo pensato che la situazione si potesse prolungare fino ad oggi, bloccando la crescita della pianta che visivamente è metà per dimensioni di come dovrebbe essere in questo periodo. Temiamo quindi che la stagione produttiva possa essere fortemente compromessa nelle quantità”.

La siccità potrebbe essere, per gli orticoltori attrezzati, sopperita in qualche modo con l’irrigazione anticipata e d’emergenza, ma a questo punto subentrano altri fattori penalizzanti come le temperature rigide sotto la media stagionale e i costi del gasolio ed energia che ormai sono diventati proibitivi per chi deve condurre un’impresa. Questa situazione peraltro si estende anche alle altre produzioni orticole, ad esempio gli asparagi che a causa delle basse temperature vengono bloccati sottoterra nella crescita e così per le zucchine i cui trapianti previsti in questi giorni sono stati rinviati per timore del freddo eccessivo. La mancanza di precipitazioni provoca inoltre la risalita del cuneo salino problematica che si va ad aggiungere a quelle già citate e desta preoccupazioni anche per le semine primaverili di mais e soia minando invece la maturazione di quelle già in campo come grano e orzo. “La situazione che stiamo vivendo noi agricoltori – conclude Borgo – è davvero complicata, senza contare che viviamo l’incognita dei consumi. In questi ultimi giorni i consumatori si sono riversati presi da una psicosi di accaparramento  sull’acquisto di pasta, farine e olio di girasole ma limiteranno l’acquisto del fresco? Mi auguro che ci sia un’attenzione verso l’acquisto di prodotto locale e stagionale favorendo un’economia circolare che nel piccolo può dare dei frutti”. 

“Il nostro Paese è costretto ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati – ricorda il presidente di Coldiretti Venezia Andrea Colla –  troppo spesso la politica ha lasciato campo libero a quelle industrie che per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera”.