Il sindaco di San Donà, Andrea Cereser, ha scritto una lettera al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, per sollecitare interventi urgenti per la messa in sicurezza delle popolazioni che vivono lungo il medio e basso corso del Piave, minacciate dalle piene fluviali.

Ecco il testo integrale della lettera:

“Gentile Ministro Costa,
Gentile Sottosegretario Morassut,

con la presente, in qualità di Sindaco di San Donà di Piave, chiedo la Vostra cortese attenzione e attivazione per sollecitare senza indugio il completamento della progettazione e realizzazione delle opere di contenimento delle piene del fiume Piave che attendiamo da decenni.
È in gioco un grande patrimonio, fatto innanzi tutto di vite umane, ma anche di centri urbani che si sono sviluppati lungo questo fiume.
Ogni anno ci arrivano chiari segnali di ammonimento che non possono più essere trascurati; ne è prova quanto accaduto in questi giorni di dicembre. Non possiamo attendere la tragedia per agire.
Lo scorso inverno, prima presso la Prefettura di Venezia e poi presso quella di Treviso, la Regione Veneto (Assessore Bottacin) e l’Autorità di Bacino (ing. Baruffi) hanno incontrato tutti i Sindaci rivieraschi per annunciare, finalmente, l’avvio della progettazione degli interventi entro la fine del corrente anno, utilizzando le risorse messe a disposizione dal Vs. Ministero ancora nel 2017.
Tutti i Sindaci di pianura ovviamente favorevoli con la sola comprensibile eccezione di quello di Crocetta del Montello, nel cui territorio ricade la realizzazione dell’invaso.

Capisco bene le motivazioni di natura ambientale, vista anche la sensibilità che stiamo dimostrando amministrando il nostro Comune, ma ritengo che la salvaguardia della incolumità delle persone venga prima di tutto.
Si sta concretizzando la grande opportunità di utilizzare le risorse di Next Generation EU
per mettere finalmente in sicurezza il nostro amato temuto Piave.
Questa occasione è stata recepita dalla Regione Veneto che ha inserito il tema all’interno del Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza adottato lo scorso 17 novembre (DGR 1529/2020) prevedendo, tra l’altro, non solo la realizzazione dell’intervento di cui sopra ma anche di quello complementare e necessario nel tratto di pianura più a valle.
Infatti, tanto la “Commissione De Marchi” istituita dopo l’alluvione del 1966 quanto il “Piano Stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del Piave ” approvato nel 2009 hanno confermato che, per evitare il ripetersi di quella catastrofe, entrambi gli interventi sono necessari per riuscire a trattenere un volume d’acqua di 70/80 milioni di metri cubi. Così come è necessario intervenire sul tratto di terminale del fiume che, in questi decenni, ha ridotto la sezione (e, quindi, la portata massima) a seguito del naturale trascinamento a valle degli inerti raccolti nel bacino montano.
Sappiamo che i requisiti per utilizzare le risorse del Recovery Fund sono molto stringenti, in particolare la necessità di impegnare il 70% delle risorse entro il 2022. Perché ciò avvenga, dobbiamo necessariamente completare la progettazione definitiva entro il 2021. In altre parole: i tempi sono strettissimi e non possiamo permetterci ulteriori ritardi. Personalmente sono favorevole all’utilizzo dello strumento del “Contratto di Fiume” ma ciò non può essere utilizzato per rallentare la progettazione.
Ritengo che i due percorsi (progettazione delle opere e Contratto di Fiume per mitigare l’impatto delle stesse) possano procedere in parallelo e dialogando tra loro con obiettivi, fasi e tempi ben definiti.
Si è stimato che il tempo di ritorno per l’evento del 1966 sia di cento anni. Di questi, oltre metà sono trascorsi e siamo nelle stesse condizioni di allora, se non peggiori.
Se non saremo capaci di cogliere, finalmente, questa importante occasione, avremo una grande e grave responsabilità quando vi sarà la prossima annunciata alluvione.
Confido nel buon senso e nella leale collaborazione di tutti per giungere finalmente a mettere in sicurezza le popolazioni e le terre del fiume Piave riuscendo a coniugare sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
Auspicando un cortese riscontro a questo “appello”, resto a Vs. disposizione per eventuali necessità o richieste di chiarimento”.