Solo nella provincia di Treviso sono duemila i siti produttivi dismessi, e tante le imprese che potrebbero sfruttarli

Casartagiani propone il “bonus capannoni a impatto zero”, un contributo tra il 30% e il 50% per l’acquisto e la rigenerazione di aree abbandonate: «Per agevolare lo sviluppo e la transizione energetica»

Un bonus capannoni a impatto zero per chi ha il coraggio di investire e sviluppare le propria impresa: a chiederlo, per un importo tra il 30 e il 50% dell’investimento immobiliare su aree dismesse e già edificate, è il presidente di Casartigiani Treviso, Piergiovanni Maschietto: «Per condizioni economiche totalmente fuori dall’ordinario» fa notare «servono risposte politiche altrettanto straordinarie. Nel nostro settore, vessato storicamente da un prelievo fiscale da record, è necessario che le pubbliche amministrazioni offrano un ritorno adeguato in termini di servizi e agevolazioni».

Partendo da questo presupposto Casartigiani Provinciale Treviso, dopo aver lanciato più volte l’allarme per l’impennata inflazionistica legata al rincaro delle materie prime e delle fonti energetiche, rivolge un nuovo appello ai vertici della regione e alle forze politiche. Non il solito grido di aiuto, ma una proposta che cerca di intercettare contestualmente sia il tema del consumo di suolo, che vede il Veneto primeggiare tristemente a livello nazionale, sia quello del risparmio energetico e della sostenibilità. Si punta così ad agevolare l’incontro tra domanda e offerta per utilizzare e sottrarre al degrado i tanti siti produttivi inutilizzati, diffusi a macchia di leopardo in tutta la provincia e nella regione, riqualificandoli dal punto di vista funzionale ed energetico.

«Per sostenere il tessuto sociale e produttivo in questa congiuntura economica, che qualcuno ha già definito come economia di guerra e “della sopravvivenza”, gli eco-incentivi nazionali e i maxi investimenti del Pnrr, non sono più sufficienti» ammonisce il presidente provinciale Piergiovanni Maschietto «nel nostro territorio e tra i nostri associati ci sono tanti piccoli imprenditori che lottano quotidianamente per stare sul mercato, puntando su creatività e innovazione. Oggi più che mai sono fondamentali le economie di scala, servono spazi di magazzino, di produzione, stoccaggio, oltre che adeguate sedi di rappresentanza. Ci piange il cuore nel leggere le recenti statistiche dei capannoni dismessi. Il 12% dei 92 mila capannoni industriali della nostra regione, risultano inutilizzati: stiamo parlando di 11 mila spazi produttivi, quasi 2000 solo nella nostra provincia».

La situazione è “stagnante” da almeno 5 anni, con pochissimi casi virtuosi di riconversione. «Purtroppo, molto spesso, le nostre piccole e medie imprese sono sotto-capitalizzate per poter sostenere l’acquisto di una nuova area produttiva» ricorda il presidente provinciale di Casartigiani Treviso, «ma si tratta di imprese che producono valore, occupazione e che rappresentano la nervatura fondamentale del nostro sistema economico. Per questo vanno aiutate e pensiamo sia possibile, oltre che necessario, agevolare il loro sviluppo coniugandolo anche con la necessità di fermare l’avanzata del cemento nei nostri territori. Non è utopia, è arrivato il momento che la politica, anche a livello territoriale, inizi a sostenere chi fa impresa, chi sta sul mercato ed è pronto ad investire. Dall’altra parte, spesso, ci sono soltanto rendite di posizione che da decenni ingessano il mercato, speculando sul nostro territorio. È arrivato il momento di invertire la rotta».

Maschietto mette infine in evidenza i dati dell’ultimo rapporto dell’Ispra che presenta, per il Veneto, tra il 2019 e il 2020, il valore più elevato di densità del consumo di suolo: con 3,72 metri quadrati per ettaro. «C’è margine» conclude Maschietto «per rigenerare le tante aree dismesse: da buchi neri del territorio possono trasformarsi in luoghi di sviluppo, produzione e creatività. Vincolando poi questo bonus ad eventuali azioni di indipendenza energetica, con l’installazione di pannelli fotovoltaici, è possibile dare un impulso notevole al bisogno sempre più urgente di accelerare la transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili».