Seicento persone hanno affollato, lunedì 3 aprile, l’auditorium di Fondazione Cassamarca a Treviso per l’apertura della campagna elettorale del candidato sindaco del Terzo Polo, Nicolò Rocco, che ha visto a suo sostegno la presenza dello stato maggiore nazionale, regionale e provinciale della formazione politica, con il senatore Carlo Calenda, fondatore e leader di Azione, e la deputata di Italia Viva Elena Bonetti, Ettore Rosato, Daniela Sbrollini, Valentina Grippo, Marco Garbin, Martina Cancian, Omar Baù, Carlo Pasqualetto e molti altri esponenti. In platea in prima fila i candidati al consiglio comunale che sostengono la corsa di Rocco.

L’abbraccio finale sul palco tra Carlo Calenda e Nicolò Rocco si è chiuso con la volontà di portare il Terzo Polo al ballottaggio nelle consultazioni del 14-15 maggio.

“Noi ci candidiamo per contare non per contarci. Mi sono innamorato della politica quando in quinta superiore ho sentito una frase di don Primo Mazzolari, un prete partigiano che diceva ai suoi allievi “cosa ve ne fate delle mani pulite, se le tenete sempre in tasca?”. Questo significa sporcarsi le mani con la fatica quotidiana dei problemi di una comunità. E io mi sono sporcato le mani a 23 anni, entrando per la prima volta in un consiglio comunale. Militare in un partito è una cosa bellissima, occuparsi della propria comunità è un grande onore e onere”, ha detto Rocco alla folta platea, “La cosa di cui sono più orgoglioso sono i tanti giovani presenti nella nostra squadra, tra cui giovani genitori che sognano una città in cui un padre e una madre non si sentano soli. Il proverbio che dice che per crescere un bambino ci vuole un villaggio, noi pensiamo che quel villaggio debba essere Treviso”.

Quindi il candidato sindaco del Terzo Polo è entrato nel cuore dei temi affrontati nella sua campagna elettorale: “Noi ci candidiamo per sfidare Mario Conte sulle idee per migliorare questa città. I grandi nemici di Treviso in questo momento sono due: l’inquinamento da Pm10 e le solitudini. La nostra è una delle città più inquinate, ma sappiamo anche che non esistono soluzioni semplicistiche rispetto a questo problema, che

nasce prevalentemente dalle combustioni degli impianti di riscaldamento delle nostre case.  La prima proposta che facciamo è un piano shock per cercare di combattere emissioni inquinanti, la seconda è quella di creare vere aree verdi di mitigazione, secondo una logica diversa rispetto a quella utilizzata dall’amministrazione comunale fino ad oggi, che dà il permesso di costruire a fronte di piantumazioni. Può andare bene, ma noi sappiamo che sulla questione del verde urbano servono programmazione e serietà negli interventi.  Quando andremo ad amministrare questa città proporremo il bilancio di sostenibilità, in cui non ci devono essere solo documenti finanziari e descrittivi,  ma contenuti riguardanti l’ambiente, la parità di genere, lo sviluppo sostenibile con degli indicatori seri. Altro aspetto significativo è quello delle solitudini, alimentate dalla pandemia particolarmente in due fasce della popolazione: anziani e giovani. Abbiamo deciso di parlare anche ai giovani che non votano, perché i dati sono preoccupanti riguardo l’eccesso nell’abuso dell’alcol e la diffusione del disagio giovanile che sfocia in quelle che vengono chiamate baby gang. Occorre urgentemente creare un patto educativo partendo dallo sport. Se c’è una cosa su cui questa amministrazione ha peccato sono gli spazi sportivi. Molti ragazzi hanno smesso di fare sport, mentre erano quelli i momenti di aggregazione più importanti che avevano. Un altro aspetto su cui agire è la fascia degli anziani, tenuto conto che ci sono cinquemila le persone non autosufficienti a Treviso. Questo significa che il welfare va a pesare sulle donne e su chi deve restare a casa per accudire questi anziani. Non è accettabile in un territorio che ha inventato il modello socio-sanitario; perciò sappiamo che i problemi sociali, se non affrontati in tempo, diventano anche problemi sanitari. Facciamo una proposta concreta sui medici di medicina generale, che mancano ma che spesso sono distribuiti male; oggi vengono organizzati all’interno dei distretti in base al numero degli abitanti a cui devono rispondere. Questa logica non basta più, cerchiamo di riorganizzare i medici di base seguendo la conformazione di un territorio, ridisegnando la città dei servizi”.

Ancora in tema di sanità, Nicolò Rocco propone di intitolare la cittadella della salute a Francesco Busnello, il giovane di San Liberale che fu il primo donatore di cuore in Italia: “Mi piacerebbe che la cittadella della salute fosse ricordata non solo per i grandi professionisti che ha, ma anche per la grande generosità dei trevigiani, perché la salute è sempre un rapporto in cui al centro ci sono le persone. Infine Treviso deve tornare ad essere la città in cui un giovane trentenne può pensare di costruire il proprio futuro. Non abbiamo sfruttato ancora pienamente il cambiamento del mondo del lavoro che permette di lavorare a Milano stando a Treviso in smart working. Mi è stato detto che parlo molto della fascia dei trentenni, ma rimarco questa scelta perché se non ci sono loro la nostra città salta. Vi ho detto che mi candido per vincere, ne sono convinto. Abbiamo creato una squadra che sta correndo molto bene. E la vostra risposta stasera così numerosa testimonia che noi possiamo farcela”.  “

A seguire è intervenuta Elena Bonetti, vicepresidente del Terzo Polo, ricordando che i padri e le madri della Costituente hanno immaginato un paese che non c’era, per ricostruire la democrazia e riconsegnarla a chi sarebbe venuto dopo di loro:
“Hanno usato lo spazio della politica non per gestire il potere, ma per creare l’Italia che abbiamo oggi. Questo è il coraggio che dobbiamo avere per reinterpretare la politica e dobbiamo farlo adesso. Come diceva don Primo Mazzolari, mantovano come me, un uomo d’onore non lascia agli altri l’eredità pesante dei suoi adesso traditi. Nicolò è un uomo d’onore e non lascerà a questa città il suo adesso tradito. Noi del Terzo Polo a Treviso insieme con lui vogliamo giocarci un tempo nuovo”.

Carlo Calenda, in trenta minuti di intervento scandito dai continui applausi della platea, non ha risparmiando stoccate al governo in carica, rimarcando che l’Italia è il paese dei guelfi e ghibellini, divisivo su tutto, che si è espresso al massimo nella seconda Repubblica.

“Votate diceva Berlusconi, altrimenti ci sono i comunisti; votate noi diceva la sinistra, altrimenti arriva il cavaliere nero. E questo gioco di società è andato avanti, finché oggi ci partecipano sempre meno persone e si propone il nulla”, ha detto il presidente del Terzo Polo, che ha battuto più volte il tasto sui gravi problemi della sanità pubblica italiana da risolvere: “Mentre parliamo di super bonus, costato 120 miliardi di euro per rifare il 5 % delle case, ci sono 98 milioni di prestazioni arretrate del servizio sanitario arretrate e 4 milioni di italiani per curarsi perché altrimenti devono spendere soldi nel privato”.

“Noi abbiamo presentato proposte concrete su come impiegare i fondi del PNRR, facendo una cosa semplice come fare impresa 4.0, inserendoci i beni ambientali e il risparmio energetico. Questi soldi facciamoli spendere alle imprese, e non ridiamoli certo indietro all’Europa come propone Molinari della Lega. Ma che logica è questa?”.

Quindi Carlo Calenda ha posto l’accento sull’elettorato del nuovo soggetto politico a cui danno vita Azione e Italia Viva:
“Siete cattolici o siete laici, avete votato qualche volta centrodestra o centrosinistra, ma siete europeisti e credete a una economia sociale di mercato, starete insieme come sono stati insieme cattolici e laici che nelle grandi famiglie politiche europee che hanno costruito l’Europa. Tutte le divisioni le abbiamo inventate noi e subite noi. E’ da settant’anni che ci raccontano che in questo consiste la politica. Invece per me la politica vuol dire avere un sistema sanitario e scolastico efficiente, e non mi interessa altro. Allora per raggiungere questo scopo vado a parlare con la Meloni, con la Schlein oppure con Conte. Abbiamo il dovere etico e morale di considerare le proposte per quello che sono, non per chi le fa. E’ una battaglia sulla verità, che si può fare solo con coraggio, pur lunga e difficilissima.  In Friuli Venezia Giulia abbiamo candidato una persona straordinaria, Alessandro Maran, è andata malissimo e ce ne saranno altri casi ma sarà una battaglia in cui una volta si vince e una volta si perde. Perché è una battaglia culturale, profondissima. La rivoluzione che l’Italia aspetta è quella del riformismo pragmatico nell’impiegare al meglio le risorse, prima di tutto nel servizio sanitario e nella scuola”.

Sulle elezioni comunali di Treviso e la scesa in campo di Nicolò Rocco, il senatore Calenda ha sottolineato il cursus honorum del suo candidato: “Un giovane uomo che si è formato facendo il consigliere comunale, ha fatto una sua squadra, ha lavorato sulla città, è venuto da noi e ci ha detto di volersi candidare. Abbiamo detto sì. Qui ce la rischiamo, perché non c’è una cosa che valga la pena di essere fatta al mondo che non comporti un grandissimo rischio e questo è lo spirito con cui io, finché guiderò il Terzo Polo, affronterò ogni singola battaglia. Le cose si fanno anche andando controcorrente, per idealismo e pragmatismo, due cose che stanno insieme. Perché idealismo è il motore dell’impegno, il pragmatismo è quello che ti consente di realizzare quell’impegno senza il quale non c’è niente. Io su Nicolò Rocco e sulla sua squadra scommetto tantissimo. Qui la sfida è mobilitare la città che non possiamo dire che sia male amministrata, ma semplicemente è amministrata e basta. Forse non è abbastanza, forse ha una componente di persone giovani che hanno voglia di farla rivivere, forse può avere un radicamento oltre il Veneto e forse Nicolò Rocco ha questa visione. Ritroviamo in lui autorevolezza e qualità. Questa autorevolezza la dobbiamo riportare nel governo nazionale, nel governo regionale e anche a Treviso. Quanto tempo ci vorrà? Noi ci mettiamo l’anima e il cuore”.