Sarà dunque Treviso contro Capo d’Orlando. La finale di Serie A2 che eleggerà la terza ed ultima promossa al piano superiore dopo le vincitrici della stagione regolare Fortitudo Bologna (girone Est) e Virtus Roma (Ovest) vedrà misurarsi De’ Longhi e Benfapp, cioè le seconde classificate al termine della prima fase nei due gruppi territoriali. Una conferma della forza di entrambe le formazioni che giungono all’appuntamento conclusivo dell’annata sportiva reduci però da storie molto differenti.

BruttiniIL CASO SIENA – Statistiche alla mano, l’Orlandina dovrebbe già trovarsi in Serie A avendo vinto sul campo più partite della Virtus Roma. Ma a determinare le sorti del girone Ovest sono stati alcuni fatti completamente slegati dalla dimensione puramente agonistica. Nello specifico, l’esclusione nel corso del girone di ritorno della Mens Sana Siena ha rivoluzionato la classifica: i toscani, vittime di una mala gestio sempre più evidente (stipendi mai pagati, adempimenti rispettati a singhiozzo, fuga di giocatori), hanno pagato a caro prezzo quanto avvenuto dietro le scrivanie del club, con la completa cancellazione dei risultati acquisiti e l’eliminazione dalla classifica. Fatti, questi ultimi, che hanno penalizzato la Benfapp: i siciliani, vedendosi revocati i due punti ottenuti con la vittoria contro Siena, hanno dovuto lasciare via libera ai rivali capitolini che nella volata di aprile, forti del vantaggio negli scontri diretti con i paladini, hanno potuto festeggiare la promozione. Al di là di questioni extrasportive, Capo d’Orlando si è messa in luce per un girone di ritorno ai limiti della perfezione. Dopo la sconfitta incamerata a Biella a fine gennaio, la Benfapp non si è più fermata inanellando vittorie in serie. Ed anche nei playoff la musica non è cambiata: un triplice 3-0, ai danni di Ravenna, Biella e Bergamo, ha qualificato la squadra di coach Sodini alla finale.

LombardiIL FATTORE INFORTUNI – Storia diversa in casa TVB. La corsa al primato in regular season è stata azzoppata non solo dall’errata scelta di Maalik Wayns quale faro della squadra ma soprattutto dai malanni fisici di tanti, troppi elementi. Treviso ha dovuto rinunciare sin da subito a Giovanni Tomassini, reduce dall’operazione estiva al ginocchio, ma le speranze di recuperare il play ex Casale sono state vanificate da un nuovo infortunio a dicembre che ha obbligato il giocatore a tornare sotto i ferri. Sempre in cabina di regia, fuori dai giochi anche il promettente Epifani che in pochi mesi si è fermato due volte, chiudendo anzitempo l’annata. A questo si sommano i guai che hanno limitato di volta in volta Antonutti (poi tagliato per rendimento insufficiente e sostituito da Severini). L’arrivo a fine febbraio di David Logan ha riequilibrato la situazione, portando la squadra alla vittoria in Coppa Italia, ma la corsa per il primato era già ampiamente compromessa. Nei playoff, al primo turno, altri due malanni: stagione finita per Eric Lombardi che si è rotto il tendine d’Achille, stiramento alla coscia sinistra per Logan che ha saltato alcune partite anche a titolo precauzionale.

TricheQUINTETTO E PANCHINE – Si confronteranno due squadre decisamente diverse. Capo d’Orlando punta moltissimo sulla forza del proprio starting five, irrobustito dall’arrivo di Joe Trapani che ha determinato una piccola rivoluzione fisica. Rispolverato dopo un periodo di inattività per sopperire all’infortunio di Jacopo Lucarelli, l’oriundo italo-americano si è preso in fretta il posto di ala forte titolare al fianco di Davide Bruttini, un anno fa pivot di riserva della De’ Longhi. Ciò ha comportato lo spostamento di Jordan Parks in ala piccola, ruolo in cui l’ex triestino fa valere rapidità di piedi e verticalità nelle due metà campo. La sfera viene dunque gestita dalle due guardie, senza un regista autentico in campo: tante responsabilità ricadono ovviamente su Brandon Triche, un 2 non molto alto (1.85m) ma potente e capace di sfruttare il fisico per giocare anche in avvicinamento; in appoggio agisce Simone Bellan, uno swingman adattato a giocare sia guardia che, a volte, play. La panchina paladina invece poggia soprattutto sull’esperienza del veterano Nicola Mei, altra guardia tiratrice, e sull’esuberanza dei tanti giovani, dal mezzolungo Mobio al play Laganà.
Alviti vs. RietiLa cabina di regia diffusa è uno dei segreti della crescita tecnica di TVB che, facendo gestire i possessi ad un quadrumvirato composto da Imbrò, Burnett, Logan ed Uglietti offre poche chiavi di lettura alle difese avversarie. Senza Lombardi, coach Menetti sfrutta spesso il doppio pivot Chillo-Tessitori, una combinazione interessante che somma l’atipicità del bolognese a potenza e mano educata del pisano. L’alternativa è Severini, sorprendente anche come tiratore perimetrale, o lo smallball con Alviti 4 tattico: l’ala di Alatri si sta riscoprendo difensore arcigno sfruttando le lunghe leve in retroguardia per recuperare palloni che possono lanciare il contropiede trevigiano. La transizione in rapidità è arma prediletta di entrambe le formazioni: far correre in campo aperto Parks o Burnett è altamente sconsigliato.

CLASS OF ’73 Cinque mesi distanziano Max Menetti da Marco Sodini: il primo è nato il 27 gennaio, il secondo il 25 giugno. Entrambi nello stesso anno, il 1973: sarà dunque una sfida tra allenatori pariclasse, seppur con percorsi personali differenti. Il reggiano ha ottenuto fiducia come capoallenatore già otto anni fa con la promozione al ruolo nel suo club natio, subito guidato alla promozione in Serie A e poi pilotato ad una rapida crescita coincisa con la vittoria in FIBA Eurochallenge nel 2014 e con la doppia finale scudetto 2015-2016. Tantissima gavetta invece per il viareggino, assistente a Lucca, Livorno, Milano, Kiev, Virtus Bologna, Cantù: per lui, prima occasione da subentrato a Piacenza nel 2015 in A2 Silver, poi il grande balzo l’anno scorso in Brianza in Serie A e quest’anno la chiamata di Capo d’Orlando.