Oggi è stato presentato ufficialmente, in videoconferenza, Gianluca Busio.
il giocatore è stato introdotto dal responsabile dell’Area Tecnica del Venezia FC, Paolo Poggi.
“Siamo di fronte a uno dei ragazzi con il quale c’è stato il maggior lavoro da fare, per riuscire a farlo venire qui; però ci siamo riusciti. E’ un giovane di talento, che ha già una notevole esperienza, nonostante l’età gioca già da uomo, perché non è mai abbastanza quello che si impara. Andrà a completare un reparto che ha, come caratteristiche principali,  una grande duttilità, e questo favorisce l’allenatore nelle scelte. Mi auguro naturalmente che si possano vedere al più presto, e con grande soddisfazione, tutte le sue qualità, però penso sia anche giusto, proprio per l’età che ha Busio, non esercitare troppa pressione su di lui, non avere enormi aspettative. bisogna andare cauti, vista la sua età, ma siamo molto felici che sia qui. In altre parole, quella con Gianluca non è stata una trattativa molto facile, c’è stato un grande impegno sotto tutti i punti di vista da parte della nostra proprietà, nonché un lavoro importante lo ha fatto anche Alex( Menta, Director of Analytics del Venezia FC, ndr) con mille telefonate e mail. Ma il ragazzo era contento di venire qua, e nonostante questo abbiamo imparato che le trattative con i club di MLS non sono semplici, anche perché non eravamo gli unici interessati, e mi sembra giusto sottolineare l’impegno che c’è stato da parte di chi aveva contatti più diretti con Gianluca. Devo proprio dire che siamo stati bravi. Sul fatto che lui e Tessmann non siano stati convocati per le qualificazioni in Qatar, noi abbiamo fatto una chiacchierata con il ct degli Stati Uniti, il quale ci ha chiesto se fosse più giusto lasciarli allenare a Venezia, visto che Busio ha bisogno di allenarsi ancora un po’ e Tessmann ha bisogno di giocare il più possibile. Va detto che nel corso della pausa per le nazionali si perde sempre un po’ il ritmo, perché devi fare viaggi e allenamenti più leggeri, ma abbiamo dunque concordato che rimanessero a Venezia a continuare ad allenarsi”

Poi è stata la volta di Busio.

Innanzitutto Gianluca: che cosa ti ha fatto decidere di approdare al Venezia FC?
“L’aspetto che maggiormente mi ha colpito, nella decisione di venire a Venezia, è stato proprio il senso di famiglia, e quindi l’idea di poter appartenere a una famiglia come quella del Venezia è stato assolutamente decisivo. Un altro aspetto molto importante, un valore aggiunto è stato quello d poter rappresentare una città così bella e così importante. Però la prima impressione che ho avuto, nei confronti del club, è stata subito ottima, ho trovato grande supporto e grande attenzione nei miei confronti, oltre alla grande organizzazione che la società ha dimostrato di avere”.
Come ti senti, dal punto di vista fisico?
“Mi sto allenando bene, ho già giocato ad Udine e sono sicuro che, anche nella prossima gara, starò bene, Posso dire che la mia condizione, in questo momento, è al 100%”.
Sei giunto al Venezia a preparazione in corso, perché eri impegnato nella Gold Cup, con la nazionale, e poi ti sei è ritrovato a dover affrontare il problema del Covid-19. Come hai gestito, alla luce di tutto questo, la nuova realtà con il Venezia?
“Ovviamente all’inizio non è stato facile, naturalmente in ritiro la squadra aveva già cominciato un po’ a conoscersi, poi ho avuto, appunto, il problema del Covid che mi ha costretto in hotel. Devo dire però che, in questo momento la mia integrazione in squadra è molto facilitata dall’approccio che hanno anche i miei compagni nei miei confronti, i quali mi stanno aiutando molto”.
Tu hai origini italiane; il fatto di arrivare in Serie A è un sogno che si realizza, per te?
“Mio papà guardava sempre la Serie A, la guardavamo tantissimo anche noi, per esempio quando facevamo colazione, e quindi l’abbiamo sempre seguita molto. Naturalmente, per me, avere l’opportunità di affrontare questa categoria e questo campionato è un sogno che diventa realtà, e sicuramente la mia famiglia seguirà ancora  di più tutta la serie A, perché c’è proprio grandissima passione nei confronti del calcio da parte della mia famiglia. Un sogno che si avvera non sono per me, ma anche per mio papà, perché è un grandissimo appassionato di calcio”.
Ci racconti qualcosa del tuo percorso e della tua famiglia?
“Mia madre è di New York mentre mio padre è nato nella zona di Brescia, poi si è trasferito  in America quando aveva 18 anni; si sono incontrati in North Carolina. La mia famiglia è composta anche da un fratello e da una sorella; tutti amano il calcio, lo seguono con grande passione, siamo una famiglia molto unita e ci sosteniamo vicendevolmente da sempre. Ovviamente adesso, a maggior ragione,  mi seguiranno molto attentamente in questa avventura con il Venezia”.
Per quanto riguarda la Nazionale: ci sono tantissimi talenti giovani, nel campionato americano, che stanno facendo benissimo anche nei rispettivi campionati. Ora, per arrivare ad  avere questi talenti così importanti, che cos’è cambiato, a parer tuo, negli ultimi anni?
“Molti giocatori si sono spostati dall’Europa, il che ha portato esperienza e pure nuove tecniche di crescita. Inoltre, anche in America il movimento giovanile è sicuramente cresciuto negli ultimi anni, e in generale il calcio sta diventando sempre più popolare, quindi ci sono tanti giocatori di talento che stanno emergendo, proprio perché il calcio è uno sport che sta prendendo sempre più piede negli Stati Uniti. Inoltre, come ho detto prima, molti giocatori sono stati a giocare in Europa, il che ha comportato anche ad una crescita del livello della Nazionale”.
Qual è la posizione di gioco che preferisci in campo?
“Mi piace sicuramente segnare qualche goal, pertanto anche giocare in posizione più avanzata non mi dispiace, ma una cosa che mi piace particolarmente è il fatto di poter avere il controllo del gioco, quindi giocare anche davanti alla difesa mi piace, mi ispira e anche se poi naturalmente sarà l’allenatore a darmi la posizione in campo, il fatto di avere il controllo del gioco, stare davanti alla difesa e poter giocare molti palloni, sicuramente è una cosa che che mi piace fare. Negli ultimi anni ho giocato spesso in questa posizione, quindi sicuramente è una posizione che mi piace”.
Quali differenze hai riscontrato tra il calcio italiano e quello americano?
“La differenza fondamentale l’ho notata nella velocità del gioco; oltretutto c’è maggiore qualità. Qui non si può sbagliare, in Italia e in particolare in Serie A, al primo errore vieni subito punito, questa è sicuramente una differenza. Ma proprio per questo, il fatto di giocare in Italia, in queste condizioni, mi darà la possibilità di crescere ulteriormente”.
Hai praticato basket, football americano e calcio. come mai hai scelto proprio il calcio?
“È vero, ho giocato diversi sport e mi piacciono tutti, li amo molto, però ho scelto il calcio principalmente perché nel calcio risulto sicuramente più performante, piuttosto che come giocatore di basket. Inoltre, praticare sport in America non è semplice, quindi dovendo scegliere uno sport da praticare ho scelto il calcio proprio perché nel calcio ritengo, come detto, di avere delle qualità superiori rispetto a quelle che magari potevo avere giocando nelle altre discipline sportive”.
Qual è la tua squadra del cuore?
“Charlotte Hornets, perché vengo dal North Carolina”.
Quali sono i tuoi punti di forza e quelli di debolezza?
“Uno dei punti di forza è quello di poter gestire la manovra, avere il controllo del gioco e credo di avere una buona visione di gioco, oltre a saper passare bene la palla. Mentre posso migliorare, e ci sto lavorando molto, sulla fase difensiva, anche perché comunque da sempre ho giocato con una visione offensiva del gioco, quindi mi sono spesso focalizzato su sulla fase d’attacco, per cui adesso sto lavorando duramente, per imparare nel minor tempo possibile a migliorare la mia fase difensiva”.
Domani amichevole a Brescia, la zona d’origine di tuo padre: ci eri già stato?
“Io ho molti parenti ancora nella zona di Brescia, ne ho parlato con loro e con mio papà e siamo tutti molto contenti per il fatto che io abbia la possibilità di giocare questa gara, magari ci sarà anche l’occasione per incontrarli”.
Hai un giocatore di riferimento, una sorta di idolo? 
“Sono cresciuto guardando spesso le partite di Pirlo che, chiaramente, era un giocatore molto bravo, con la palla tra i piedi, che sapeva fare tutto quello che voleva, quindi sicuramente era uno dei giocatori che mi piacevano di più”.
Il fatto di giocare per una società con proprietà americana che impressione ti fa?  E che cosa puoi dire di Tessmann e De Vries, tuoi connazionali?
“Ovviamente, essendo io americano mi fa piacere di poter giocare in una squadra di proprietà americana. fin dall’inizio ho avuto un contatto americano, il che è molto importante. Adesso sta a me dimostrare che, scegliendomi, hanno fatto la cosa giusta. Tessmann l’ho incontrato spesso come avversario, quindi lo conoscevo dal punto di vista tecnico. Con lui e De Vries siamo anche compagni di Nazionale, quindi abbiamo già iniziato a costruire una buona relazione tra di noi. Inoltre, il fatto di avere come compagni di squadra, anche in Italia, altri giocatori americani, credo proprio che possa facilitare l’inserimento nel gruppo”.