Pasquale Mazzocchi
Pasquale Mazzocchi

Pasquale Mazzocchi, terzino del Venezia FC, ha incontrato oggi, via streaming, la stampa.
Innanzitutto Pasquale: ti aspettavi che, al tuo primo anno in questa compagine, avresti giocato così tanto, e soprattutto dando l’impressione di far parte di questo gruppo da sempre?
“Il merito va soprattutto al gruppo, perché, in questa squadra, mi hanno fatto integrare veramente alla grande tutti quanti: lo staff del mister, i compagni, il presidente, proprio tutti veramente, e molto presto. Quindi mi sento a tutti gli effetti uno di loro, e questo da tanto tempo”.
Analizzando a freddo il match contro il Brescia: quanto è grande il rammarico per aver perso due punti proprio agli sgoccioli?
“Sì, però dobbiamo anche dire che, se fosse captato il contrario, saremmo qui a dire “è un buon punto”. Quindi non ci dobbiamo rammaricare di nulla. Siamo stati concentrati tutta la partita, però purtroppo queste cose nel calcio capitano, e capiteranno ancora. Speriamo non a noi, però intanto ci prendiamo questo punto importante e affrontiamo la prossima partita con maggiore attenzione”.
Quanto a te: come ti senti adesso? In che modo hai vissuto il periodo di quarantena?
“Non è stato facile perché sono stato da solo, distanziato dalla società e dai compagni, ma anche distanziato dalla mia ragazza, che era in casa con me; quindi sono stato dieci giorni in un metro cubo, mi mettevano il pranzo e la cena fuori dalla porta. Non è una cosa bella, però poi piano piano, con gli allenamenti, sto cercando di recuperare, anche se adesso non sono ancora al 100%”.
Tu giochi da qualche anno ormai da terzino di spinta. Però, ad inizio carriera, giocavi come ala destra. Com’è nata questa modifica di ruolo?
“Ero in serie C, a Parma, dove facevo l’esterno d’attacco, ruolo in cui ho anche esordito proprio qui a Venezia, in serie B, sempre con il Parma. Quando però ci fu il cambio in panchina, a Parma, il nuovo mister, Aversa, mi fece un discorso molto serio e mi disse che io se gioco da da terzino posso fare una carriera importante. All’epoca ci avevo creduto e da lì ho iniziato a giocare in quel ruolo le prime partite. Penso che andò alla grande e poi sono stato utilizzato sempre in quel ruolo ma, come potete vedere, sono un giocatore a cui piace stare nella metà campo avversaria”.
Qual è, a parer tuo il segreto del Venezia per potersi permettere così tanti attaccanti e due terzini, nella fattispecie tu e Felicioli?
“Questo è il modo di giocare che siamo adottando sin dall’inizio; la squadra, ma anche la presidenza  stanno puntando su una squadra molto offensiva. È ovvio che, quando si gioca così, bisogna stare attenti soprattutto dietro, però per adesso stiamo facendo bene e dobbiamo continuare a fare così”.
Ti aspettavi un bottino di 14 punti dopo 8 partite?
“Quando sono entrato in questo gruppo, ho capito che il gruppo medesimo è l’arma principale di questa squadra. Se affrontiamo le partite con questa rabbia, con questa cattiveria e questa voglia di prenderci i punti, allora posso anche dire che sì, me lo aspettavo. Ma dobbiamo stare attenti, perché sappiamo come funziona in serie B: può andare a finire che se abbassi la guardia, cominci a perdere punti, e dopodiché il morale scende. quindi dobbiamo stare sempre attenti a quello che facciamo”.
Contro l’Ascoli, con rispetto parlando per gli avversari, si può dire che, almeno sulla carta, potrebbe essere un’occasione?
“Da quello che ho imparato, in serie cadetta non bisogna mai dare nulla per scontato. Purtroppo è lo sbaglio che che fanno in tanti, quello di avere 14 punti, magari, in classifica, e di affrontare le partite con meno attenzione, facendo anche quel metro in meno. Noi non dobbiamo assolutamente essere questi: noi dobbiamo piuttosto affrontare la partita come se stessimo affrontando la prima in classifica, dobbiamo stare sempre lì, attenti; solo così potremo portarci deli punti a casa”.
Sarà un match casalingo dopo tre trasferte, poi un tour de force di otto partite in un mese…
“In queste prime partite dobbiamo prima guardare indietro, cioè affrontarle pensando a che cosa potrebbe succedere. Poi, se le cose vanno bene, possiamo pensare ad altro, ma in questo momento non possiamo permettercelo”.
Come vedi, dal tuo punto di vista, la crescita di ST Clair nel tuo ruolo?
“Anche lui è un ex attaccante, lo si vede in campo. E’ un ragazzo che si impegna tanto in allenamento, ma deve stare sempre lì attento, come del resto devo esserlo io, così come Ferrarini. Qui, in questa squadra, in questa società, siamo tutti importanti, e  nessuno è più o meno importante dell’altro. Ciò detto, dobbiamo stare tutti attenti perché secondo me, se qui si vogliono fare cose importanti, di giocatori ne servono trenta: non solo dodici oppure tredici: ne servono proprio trenta”.