In una notte di metà settembre, le strade tranquille di Vidor, piccolo comune della provincia di Treviso, sono state teatro di un insolito spettacolo: due lupi, catturati dalle telecamere di sorveglianza mentre vagavano per il centro cittadino. Questo avvistamento, apparentemente innocuo, ha riacceso i riflettori su un caso ben più oscuro che ha scosso la comunità nei mesi precedenti: la morte misteriosa di Alex Marangon, un giovane barista di 25 anni originario di Marcon, Venezia.
L’avvistamento dei lupi
Il sindaco Mario Bailo ha prontamente allertato i cittadini, invitandoli alla cautela dopo che le telecamere di sicurezza hanno registrato la presenza dei due predatori tra il 18 e il 19 settembre, poco prima delle 2 del mattino. Questo episodio, di per sé già inusuale, ha assunto contorni ancora più intriganti quando ha provocato una reazione inaspettata da parte del padre di Alex Marangon.
Il caso Marangon: domande senza risposta
La vicenda di Alex Marangon risale a fine giugno, quando il corpo del giovane fu ritrovato su un isolotto del fiume Piave, 4 km a valle dell’abbazia di Santa Bona. Le circostanze della sua morte rimangono avvolte nel mistero, con l’inchiesta della Procura di Treviso ancora in corso.
Il padre del ragazzo, commentando l’avvistamento dei lupi, ha espresso amarezza e sospetto: “Fatalità adesso le telecamere di via Piave funzionano”, ha scritto sulla pagina Facebook dedicata alla ricerca di verità e giustizia per suo figlio. Il commento fa riferimento al fatto che, al tempo della scomparsa di Alex, circolavano voci su un suo presunto avvistamento mentre veniva inseguito per le strade del paese nel cuore della notte. Tuttavia, questa circostanza non ha mai trovato conferma, anche a causa della mancanza di immagini dalle telecamere di sorveglianza.
Nuovi sviluppi e domande aperte
Gli esami tossicologici hanno rivelato che Alex, la notte della sua morte, aveva fatto uso di ayahuasca, un potente infuso allucinogeno, e nel suo sangue sono state trovate anche tracce di cocaina. Questi risultati hanno aperto nuovi scenari investigativi, gettando ombre su un presunto rito svoltosi nell’abbazia di Santa Bona.
Nonostante questi sviluppi, nessuno è stato ancora iscritto nel registro degli indagati. I “curanderos” che avrebbero organizzato il rito sono fuggiti all’estero, e nessuno degli altri partecipanti è stato al momento coinvolto formalmente nelle indagini.