Luca Zaia
Luca Zaia

Durante la conferenza stampa di ieri, Luca Zaia aveva detto che il Veneto già da tempo stava studiando ad una app per la tracciatura delle persone in caso di contagio.

Oggi, il Governatore del Veneto, ha voluto fare alcune precisazioni, innanzitutto per smentire il fatto che la Regione avesse già in mano una applicazione e per spiegare in maniera più concreta l’utilizzo.

“Il discorso dell’applicazione nasce dalla volontà di mutuare le esperienze che sono già state fatte in altri paesi, come Cina e Corea. E’ uno strumento digitale, che si scarica sul cellulare, e che permette a livello nazionale di tracciare i contatti tra le persone. Faccio un esempio per far capire meglio il concetto.

Ci sono due viaggiatori che si incrociano per caso, uno è siciliano ed uno è veneto. Quest’ultimo veste una maglietta dei gondolieri. Entrambi vanno al bar, parlano assieme per oltre quindici minuti a meno di due metri di distanza. I due telefonini dialogano tra di loro. Uno dei due finisce all’ospedale, diciamo che sia il Veneto, perché ha preso il virus ed è sintomatico. I medici che sanno che c’è l’applicazione, vedono i contatti e chiamano subito la persona che è sana, in questo caso il siciliano, e gli dicono di andarsi subito a farsi un tampone perché forse è stato contagiato. In questo modo può essere curato subito. Le osservazioni che vengono fatte sulla privacy dico che sono giuste. Non è un obbligo di legge.

Se i cittadini decidono che non la vogliono, ok, ma l’alternativa è mettersi sulla porta dell’ospedale e attendere che arrivino i pazienti. La verità che i tecnici scrivono che le applicazioni funzionano solo se ad installarsele è come minimo il 60% della popolazione. L’applicazione noi come Veneto non l’abbiamo, non ne abbiamo una, anche se ce ne offrono molte”.

Altro argomento, le elezioni: “Abbiamo avuto dal Governo una bozza di decreto che abbiamo osservato formalmente. Come Veneto abbiamo chiesto che le elezioni venissero fatte a luglio, in particolare in due giorni, domenica e lunedì sino alle 15. Alla fine, il decreto che è uscito è un’altra cosa. Da altri parti appena si è conclusa la fase più imprtante del contagio, sono andati a votare”.