Il centrosinistra dopo il corteo di Oderzo: «Troppo facile, trovi le soluzioni». Il presidente: «Chiudiamo le frontiere. L’Europa di Schengen ormai è morta». Il governatore Zaia guida la marcia anti profughi di Oderzo scatena le reazioni del Pd e del centrosinistra. La sua presenza in prima fila, a fianco del neosegretario veneto della Lega, Gianantonio Da Re, ha subito «travolto» i confini apartitici della manifestazione, su cui i promotori erano stati molto rigorosi. Lo Zaia di lotta e di governo, di piazza e di campagna elettorale (a Oderzo si vota in primavera: ma è chiaro che la questione profughi terrà banco e dominerà l’avvicinamento alle urne) si è ripetuto a stretto giro di posta, perché ieri a Cortina per firmare l’intesa sul treno delle Dolomiti, ha sepolto il trattato di Schengen e la stessa carta di Dublino, pure sottoscritta da Maroni quand’era ministro dell’Interno.

«L’Europa di Schengen è morta, chiudiamo le frontiere», ha detto ieri. Un salto di qualità nettissimo, che non è sfuggito agli osservatori della politica veneta. Nel giro di un weekend Zaia si iscrive alla linea più dura ed estrema contro la Ue. Cosa propone ora Zaia? «L’unica soluzione per i profughi è aiutarli in casa loro, creare i campi di prima accoglienza in Nord Africa, garantirli, creare i corridoi umanitari ai profughi veri, e chiudere subito le frontiere in Italia. Impensabile avere già più immigrati che abitanti».

Una sparata che la diceva lunga e alla quale ha replicato Laura Puppato, senatrice del Pd: «L’irresponsabilità politica di Zaia non conosce limiti, anzi confini, è davvero il caso di dirlo. Quella di Oderzo è stata una sceneggiata, perché come presidente delle Regione lui rappresenta tutti i veneti, non può portare quel lumino in mano. Ma soprattutto non può continuare a speculare e strumentalizzare in chiave elettorale, in vista delle comunali e non solo, un fenomeno epocale come le migrazioni va gestito e governato, in linea con i trattati internazionali». E l’esponente del Pd rilancia, anche sui confini. «Attenzione, l’Austria non chiude le frontiere, ha detto che ha già accolto 90 mila rifugiati e per quest’anno ha ridotto il tetto a 45 mila: ma stiamo parlando di una nazione con 8,5 milioni di abitanti. Con gli stessi standard numerici il Veneto dovrebbe dire stop, ma dopo aver accolto fra i 70 e gli 80 mila profughi, e l’Italia dovrebbe ospitarne oltre mezzo milione. Si abbia almeno il coraggio di dire le cose come stanno, non di aizzare le paure». E parte l’ultimo affondo contro il governatore: «Zaia preferisce abdicare al suo ruolo di gestione. Perché non organizza davvero un’accoglienza ben distribuita sul territorio? Basterebbe che ogni comune ospitasse pochi migranti, per avere sicurezza e ricadute economiche sul territorio».

Dal canto suo Luigi Calesso, coordinatore della civica Impegno Civile, dice: «Zaia fa populismo a tutto tondo, campagna elettorale permanente, ammicca alla “pancia” dei Veneti: non ci sono altri problemi, più seri, in Veneto? E perché Zaia non marcia contro lo sfruttamento dei lavoratori, contro i truffatori che svuotano le aziende, contro i rischi sul lavoro che portano a tante morti contro gli europarlamentari veneti che hanno votato per il raddoppio delle emissioni inquinanti delle auto?».

Gian Nicola Pittalis

Zaia