Secondo le stime il problema dell’allergia stagionale interessa circa un quarto della popolazione. Un numero decisamente molto elevato, che ha registrato un incremento significativo negli ultimi decenni.

Allergia stagionale: che cos’è

L’allergia può essere descritta come una reazione anomala del sistema immunitario che comincia a produrre anticorpi per difendersi da sostanze in realtà innocue per l’organismo, come appunto i pollini delle piante.

Molto diffuso in Primavera, questo disturbo può manifestarsi anche in estate, soprattutto con il polline della parietaria (nelle zone marine e mediterranee) e con quello dell’ambrosia, che interessa soprattutto le zone della Pianura Padana e che si presenta in tarda estate e inizio autunno.

I sintomi

Anche se le allergie possono essere causate da pollini differenti, i sintomi non dipendono dal tipo di allergene che li ha scatenati, ma di fatto sono sempre gli stessi.

Si tratta per lo più di sintomi respiratori che vanno dalla rinite (con naso chiuso che cola), alla congiuntivite, ovvero occhi rossi che lacrimano e bruciano. Tuttavia, nel 30% dei casi può verificarsi anche l’asma, con un coinvolgimento dei bronchi: i sintomi classici sono respiro sibilante, difficoltà a respirare, tosse secca e forte sensazione di oppressione al petto.

Terapie e cure

La terapia farmacologica comprende perlopiù l’utilizzo di antistaminici, somministrati di solito per via orale. Oppure si può ricorrere a spray nasali a base di cortisone topico, atto a ridurre l’infiammazione scatenata dall’allergia.

Ma non è tutto: per una soluzione a lungo termine l’allergologo potrà consigliare di ricorrere ad una terapia mirata a far sì che il sistema immunitario torni a tollerare i pollini. Tale terapia consiste nella somministrazione controllata dello stesso allergene, ad esempio estratti del polline di graminacee, per un certo periodo dell’anno: in genere si fa per circa sei mesi e si ripete per almeno tre anni.