Il Ristorante “Busatto” di Treviso compie cento anni. Un compleanno importante festeggiato da Enos e Maria Busatto, e dai loro figli, nel segno della continuità familiare, che poche attività di ristorazione possono vantare. La vocazione di osti dei Busatto è iniziata nel 1919, subito dopo la fine della prima guerra mondiale che tanta miseria aveva lasciato in terra trevigiana. Ma pur in questi anni difficilissimi, la famiglia (in origine mezzadri) aprì la frasca che, nel giro di un secolo, è diventata il noto ristorante di oggi, all’interno della settecentesca dimora di villeggiatura che fu dei Conti Brilli (ricchi mercanti veneziani) sulla Noalese, tra Treviso e Quinto, a poca distanza del fiume Sile, inserita nell’elenco dell’Istituto Regionale Ville Venete. E’ stata acquistata dai Busatto alla metà del ‘900 e restaurata da Enos nel 1995. Una storia che ha il profumo dei buoni brodi di una volta. Quelli che le cuoche di casa, ricorda Luca Busatto (la nuova generazione) mettevano a bollire di buon mattino per preparare le basi principali dei primi piatti, minestre, zuppe, bolliti, arrosti, salse. Ma la vera specialità era, ed è ancora, il pesce e in primis il fritto misto. Un tempo con i pesciolini “poveri” (anguee e sarde) e le moeche, oggi con le seppioline, i calamari, le code di mazzancole e sempre le saporite, ineguagliabili sardine.
TRIPPA, ANGUILLA E FRITTO DI PESCE
La frasca dei nonni Busatto, Giuseppe e Giuseppina, cucinava le trippe di maiale, una materia prima povera, facile da reperire nelle campagne circostanti, quando i contadini macellavano grassi e sani maiali, alimentati a patate e scorze. Poi, dopo la seconda guerra, la cucina cominciò ad inserire l’anguilla, che ancora popolava le limpide acque del Sile e che ha caratterizzato, nel Novecento, i piatti di tante osterie sparse lungo il corso del fiume. Quindi, negli anni Settanta il menu ha scoperto le paste ripiene e, con gli anni, la cucina delle nonne, mamme e zie di casa (memorabile l’abilità di zia Armida) si è evoluta in preparazioni più moderne, sempre nel solco della tradizione veneta, privilegiando le specialità di mare per cui i Busatto sono apprezzati.
LA STORIA FAMILIARE NEL LIBRO DI GRAZIANI
Dal 1919 al 2019: un salto di un secolo raccolto nel libro “Cibo, terra e amore. 100 anni del ristorante Busatto” curato da Bruna Graziani, direttrice artistica del Festival letterario CartaCarbone. Tante storie di famiglia e dell’attività di ristoratori, inclusi i commensali illustri, come lo scrittore Giovanni Comisso, il pittore Filippo De Pisis, che disegnava sui tovaglioli di stoffa (“ma mia zia li ha lavati tutti”, racconta divertito Enos), e gli attori che vi sostavano diretti a Venezia, trovando discrezione e buona tavola. Nel libro sono state inserite anche quattro ricette storiche della casa, tra cui quella dell’anguilla. Commenta Graziani: “Più di cent’anni di impegno e rigore,di una famiglia che fa della coesione uno dei punti di forza, assieme alla passione e alla determinazione che valgono il doppio e dove persiste, grande dote, l’umiltà. Dai Busatto si sta bene, ci si sente parte di una famiglia, appena si varca la soglia si trovano la stretta di mano e il sorriso della vera ospitalità”.
FESTA DI COMPLEANNO CON TANTI EVENTI
La continuità e solidità della storia familiare è la chiave del successo di questo ristorante, come sottolineato dal vicesindaco di Treviso, Andrea De Checchi, nella presentazione degli appuntamenti che verranno organizzati per celebrare il traguardo del secolo. Oltre alla pubblicazione del libro, sono in calendario una cena di gala il 12 giugno e il party dedicato ai giovani del 13 giugno, con dj-set in un’ambientazione lounge. Da settembre in poi sono previsti eventi con sorprese “tutte da gustare”, assicurano i Busatto di oggi: Enos e la moglie Maria con i figli Luca e Silvia (in cucina c’è il marito chef Cristian) e la nuora Daria.
L’AMICIZIA CHE NASCE A TAVOLA
“Questo compleanno non è solo la nostra festa” dice Luca Busatto,”ma anche di tutti coloro i quali ci hanno dato la loro fiducia, rinnovandola tutte le volte che hanno scelto la nostra cucina. Senza i nostri clienti, che negli anni sono diventati amici, oggi non saremo qui a festeggiare. Vogliamo perciò condividere questo momento con la città di Treviso, con tutti comuni limitrofi e con chiunque abbiamo percorso con noi un pezzetto della strada che ci ha fatto arrivare sin qui”. “Voler bene alla gente è il nostro più grande difetto” conclude il padre Enos, con schiettezza e simpatia “perchè voler bene alla gente ti fa passare bene la giornata. Da sempre il nostro ristorante accoglie la gente, per noi i clienti sono amici; lo dimostra il confessionale, il tavolino posizionato nel giardino, dove già mio padre ascoltava i nostri ospiti, elargiva consigli e, molte volte, anche un aiuto concreto. Oggi il tavolino è ancora lì e noi siamo felici di proseguire questa bella tradizione”.