«Mentre è in atto una vera “tempesta” di rincari su bollette e costo della vita, il governo ha aumentato le pensioni minime di soli 9 euro al mese: ancora una volta a pagare la crisi sono i ceti medio bassi. La concertazione si allarghi, oltre che ai sindacati, anche alle altre associazioni di categoria»

 

Da una parte l’impennata di luce e gas, con il conseguente aumento generalizzato di molti beni e servizi; dall’altra una manovra di bilancio che si dimentica di tutelare le fasce più deboli. Il segretario provinciale dei pensionati di Casartigiani, Vincenzo Di Giovanna, lancia un appello affinché si intervenga prima che sia troppo tardi.

«Il governo Draghi in questi giorni ha approvato il bilancio dimenticandosi dei pensionati e dei soggetti a basso reddito» segnala Di Giovanna «L’adeguamento delle pensioni c’è stato, ma si tratta di una misura ancora insufficiente, che sembra non considerare il contesto generale. Le pensioni minime sono passate da € 515,58 a € 524,34: l’aumento è di soli 9 euro al mese. Questo avviene nel bel mezzo di una vera tempesta, aumentano tutti i prezzi: quelli dei prodotti alimentari di prima necessità, dell’energia, del gas, del pane. Se nei mesi scorsi si prevedeva un aggravio di spesa per le famiglie di 1.500 euro, ora siamo già oltre i 2.000 euro per l’anno 2022. I redditi più bassi come potranno recuperare questa salassata?».

Tra coloro che percepiscono le pensioni minime ci sono anche molti artigiani, per questo la categoria chiede al governo Draghi, non solo di intervenire in maniera urgente e concreta, ma anche di essere coinvolta a livello istituzionale nell’ambito della concertazione sulla riforma delle pensioni. «In questi giorni i Ministri del Lavoro e del Tesoro hanno programmato una serie di incontri per la nuova riforma del sistema pensionistico con le organizzazioni sindacali», fa notare Di Giovanna, «Riteniamo che data l’importanza dell’argomento vi sia la massima trasparenza e che questi incontri coinvolgano tutte le parti sociali del mondo del lavoro».

Mentre i tavoli sono destinati a muoversi su tempi lunghi, rimane comunque l’urgenza di individuare correttivi di politica economica a tutela delle fasce sociali più esposte nel più breve tempo possibile: «Chiediamo una revisione immediata delle pensioni con un aumento ulteriore del 2,2%, che è proprio quanto era stato dichiarato dallo stesso Governo», dichiara Di Giovanna, «finora le promesse di Draghi, a garanzia di maggior equità sociale e dell’abbattimento del carico fiscale, per milioni di pensionati si sono risolte con un elemosina. La riforma fiscale ha creato maggiori disparità sociali agevolando le pensioni medie e medio alte».

La richiesta di Casartigiani non riguarda solo l’aumento delle pensioni, con maggiore progressività, ma anche ulteriori misure: «L’obiettivo fondamentale è quello di proteggere il potere d’acquisto di chi è già è in seria difficoltà: chiediamo che ai pensionati di fascia bassa e medio bassa vengano abbassate le aliquote Irpef» conclude Di Giovanna «dal 23% al 20% nella fascia fino a 15 mila euro, dal 25% al 23% nella fascia dai 15 mila euro ai 28 mila euro, continuando poi con il 35% per la fascia da 28 mila euro a 50 mila euro e il 43% oltre i 50 mila euro. Sarebbe ingiusto far pagare il rilancio dell’economia, per l’ennesima volta, ai i ceti medi e medio bassi».