Un agriturismo nel veneziano
Un agriturismo nel veneziano

Sale la tensione per gli operatori agrituristici a causa delle limitazioni agli spostamenti e il crollo del turismo. E’ quanto emerge da un’ analisi della Coldiretti sugli effetti degli ultimi provvedimenti che prevedranno festeggiamenti di Natale ridotti in assenza di cene aziendali con pranzo di Natale e di Capodanno solo tra familiari di primo grado per evitare il rischio di una terza ondata della pandemia Covid.

Il 50% delle aziende agrituristiche, nel veneziano circa un centinaio, in particolare le strutture con il servizio di alloggio, hanno l’attività chiusa da marzo, con una complicazione seria per chi ha dipendenti assunti a tempo indeterminato. I lavoratori con contratto agricolo infatti, non potranno più godere di ammortizzatori sociali, infatti la cassa integrazione per coloro che hanno già usufruito di 90 giornate non potrà essere più rinnovata. D’altro canto l’imprenditore agricolo titolare dell’attività agrituristica con gli alloggi chiusi da marzo per mancanza di turisti non è in grado di pagare stipendi e nemmeno di licenziare per i vincoli in corso. “ E’ una situazione molto critica – afferma Diego Scaramuzza presidente di Terranostra –   il crollo delle presenze durante le feste di fine anno arriva dopo che il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua mentre durante l’estate ha pesato l’assenza praticamente totale degli stranieri che nella provincia di Venezia rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi.”

Ora la leadership italiana nel settore agrituristico in Europa è messa a rischio dall’emergenza coronavirus. Sulle aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e in quelle di massima gravità – sottolinea la Coldiretti – il nuovo Dpcm sospende tutte le attività di ristorazione e quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. Nelle zone critiche rosse e arancioni è infatti consentita la sola consegna a domicilio – continua la Coldiretti – nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Le limitazioni che riguardano il nostro territorio in zona gialla sono allo stesso tempo pesanti per il settore che evidenzia importanti difficoltà anche  per le attività di ristorazione consentite solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto. La gran parte delle aziende, che si trovano lontano dai centri urbani, la pausa pranzo – precisa la Coldiretti – non è sufficiente per garantire la copertura dei costi e quindi si preferisce chiudere.

Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – sottolinea Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. In questo contesto – conclude la Coldiretti – è importante la possibilità di beneficiare dell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali in agricoltura protratto alla fine dell’anno ma anche la possibilità di ottenere il contributo a fondo perduto, di rinnovare la possibilità di cassa integrazione per i lavoratori le cui strutture sono chiuse da marzo, con l’impegno di superare tutte le difficoltà ammnistrative.