L’inquinamento atmosferico e lo smog potrebbero avere un nesso anche con la demenza senile: a dimostrarlo è una ricerca statunitense.

Un team di studiosi americani, infatti, ha scoperto che vivere in zone poco inquinate di fatto può ridurre le probabilità di andare incontro a declino cognitivo.

Demenza, il ruolo dell’inquinamento

La demenza senile è una patologia neurodegenerativa che colpisce un numero crescente di persone, principalmente oltre i 70 anni di età. La sua forma più comune è il morbo d’Alzheimer, che rappresenta circa il 60% dei casi.

Inizialmente i sintomi possono essere molto leggeri (e talvolta difficili da identificare): con il corso del tempo, tuttavia, la malattia tende a manifestarsi in modo sempre più definito. Difficoltà di concentrazione e di linguaggio, problemi di memoria e cambiamenti comportamentali, infatti, si aggravano pian piano sino a rendere la persona non autosufficiente.

Lo studio americano

Un recente studio americano ha individuato un nuovo fattore di rischio. Gli scienziati della University of Southern California, infatti, hanno analizzato i dati sanitari di quasi 3mila donne di età compresa tra i 74 e i 92 anni, coinvolgendole poi in test cognitivi annuali per un periodo di tempo piuttosto lungo (dal 2008 al 2018).

All’inizio della ricerca, nessuna partecipante mostrava segni di declino cognitivo: nel corso degli anni, tuttavia, alcuni soggetti hanno sviluppato demenza. Analizzando i casi specifici, dunque, gli esperti hanno evidenziato un nesso tra questa malattia e l’inquinamento atmosferico.

Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences e i dati sono risultati molto interessanti. Le donne che vivevano in zone con ridotta presenza di particolato fine (PM2,5), infatti, avevano evidenziato un rischio di demenza più basso rispetto agli altri soggetti (-14%). Di contro, quelle residenti in aree dove vi era un più basso inquinamento da biossido di azoto (NO2) avevano visto le probabilità ridursi del 26%.