Le novità del D.Lgs. n. 116/2020 che rendono concreta la disciplina comunitaria dell’economia circolare in Italia

Pozza: “Si crea una nuova relazione innovativa tra produttore e consumatore che sempre più richiede prodotti sostenibili rispettosi dell’ambiente e della salute delle persone”

 

Treviso,  25 Maggio. Da premettere che il D.Lgs. n. 116/2020, recepisce due delle quattro Direttive europee, contenute nel Pacchetto Economia Circolare (le direttive 2018/851/Ue e 2018/852/Ue), modificando sensibilmente la parte IV del D.Lgs. n. 152/2006 (il cd “Testo Unico Ambientale”).

Si sta rivoluzionando il settore della gestione dei rifiuti per le imprese e grazie alle novità del decreto legislativo si sta rendendo concreta per l’Italia l’applicazione della disciplina comunitaria dell’economia circolare – evidenzia il Presidente della Camera di Commercio Mario Pozza-. Viene, infatti, rafforzata la responsabilità del produttore di beni, incentivato a produrre nuovi articoli dal ciclo di vita più lungo e sostenibile per permettere il riutilizzo,  la riparazione e il riciclo e recupero dei componenti e dei materiali. Questo porta a innovare i processi di produzione e di prodotto in una visione sostenibile. Si crea una nuova relazione innovativa tra produttore e consumatore che sempre più richiede prodotti sostenibili rispettosi dell’ambiente e della salute delle persone. Bene la similitudine dei rifiuti per natura e composizione ai rifiuti domestici come i rifiuti dei mercati, della lavorazione del legno, degli imballaggi, così come  il miglioramento dei  meccanismi di tracciabilità dei rifiuti. Ricordo  che la Camera di Commercio di Treviso – Belluno |Dolomiti ha attivato il servizio di Vidimazione Virtuale dei Formulari Rifiuti che permette ad imprese ed enti, digitalmente e senza alcun costo, di produrre e vidimare autonomamente il formulario di identificazione del rifiuto.

Le modifiche introdotte riguardano principalmente i seguenti aspetti:

–       il rafforzamento del sistema della responsabilità estesa del produttore di beni (EPR), incentivando il design e la produzione di nuovi articoli dal ciclo di vita più lungo e sostenibile, o ideati per prevenire la produzione dei relativi rifiuti, ovvero per permettere riutilizzo,  riparazione, riciclo e recupero dei componenti e dei materiali, anche contrastando l’obsolescenza programmata;

–       la revisione della definizione di Rifiuto Urbano, con assimilazione dei rifiuti di provenienza non domestica ai rifiuti urbani quando posseggono delle specifiche caratteristiche merceologiche, risultando “simili per natura e composizione ai rifiuti domestici” (es. rifiuti dei mercati, della lavorazione del legno, degli imballaggi, ecc.). Il nuovo meccanismo di “similitudine/assimilazione” consiste in  una qualificazione effettuata direttamente dalla legge, senza alcun rinvio a norme applicative;

–       la scelta tra gestore pubblico e privato, da parte delle aziende, per la gestione dei rifiuti urbani (per similitudine/assimilazione) prodotti, ed avviati a riciclo;