Il segnale “forte” arriva dalla Fondazione Roi, che ha accettato di aderire alla transazione proposta dalla Popolare di Vicenza. 3,8 milioni di euro il rimborso, a fronte degli oltre venti investiti. L’ente culturale, con le sue 510 mila azioni, è il socio più importante a essere interessato dall’operazione. «Non c’era scelta», ha messo a malincuore il presidente Ilvo Diamanti.

Sempre sul fronte rimborsi, Bpvi ha reso noti i criteri per l’utilizzo del fondo da 30 milioni stanziato per i soci che versano in precarie condizioni economiche: per chi ha un Isee entro i 13 mila euro, il rimborso potrà arrivare fino a 20 mila euro. Sabato prossimo, ancora giornata di apertura straordinaria di tutti gli sportelli. Anche Veneto Banca si sta organizzando per soddisfare la prevedibile ondata di richieste che arriveranno nei prossimi giorni.

Per Bpvi l’adesione al piano di rimborsi ha toccato quota 45%, ancora insufficiente però a ribaltare i diecimila contenziosi avviati dai soci. Solo nell’area di Castelfranco Veneto, il “cashback” è stato di oltre mezzo milione di euro. Per Veneto Banca, invece si prospetta un’adesione vicina al 70%.

La partita per le ex Popolari si gioca, però, su ricapitalizzazione e fusione. Un nodo non facile da sciogliere e che vede impegnati su fronti paralleli    Fondo Atlante con Bce e il Tesoro con l’Ue.

Le banche risponderanno entro venerdì alla richiesta di Francoforte di indicare le coperture del deficit, con una lettera in cui sarà ufficializzata la volontà di procedere alla ricapitalizzazione con i fondi dello Stato, aiuti a cui ritengono di aver diritto. La fusione rappresenterà invece la strategia per il rilancio. L’intervento pubblico si rende necessario, spiegano i Cda delle ex popolari, vista la condizione posta dalla Bce circa la disponibilità dei 4,7 miliardi previsti come aumento di capitale in vista della fusione. Da Francoforte dicono che devono essere pronti tutti e subito.