Prendere un autobus, leggere il giornale, guardare l’orologio e persino guidare: tutte normali attività quotidiane se non fosse che a farle è un cosiddetto invalido civile. Tutto risale al 24 gennaio scorso quando la polizia municipale ferma per un normale controllo di routine un’automobile, alla guida un cinquantenne originario di Cosenza ed impiegato alla Regione Veneto come centralinista tra le file delle categorie protette. L’uomo, alla richiesta di fornire patente e libretto, consegna un documento che risulta falso. I militari svolgono ulteriori accertamenti e scoprono che l’invalidità da lui dichiarata è la cecità, certo non totale, ma a quanto pare così grave da essere inserito nella categoria degli invalidi civili. Da quel momento scattano le indagini ed emergono le prime evidenti contraddizioni. Il soggetto in questione, infatti, conduce una vita regolare e perfettamente autonoma in netto contrasto con ciò che ha dichiarato. Scatta quindi la denuncia per truffa e falso. Ma la vicenda sembra non finire qui, le forze dell’ordine acquisiscono la cartella clinica dell’uomo e della sua famiglia: anche la moglie (non indagata) risulta cieca e assunta tra i lavoratori delle categorie protette negli uffici dell’Archivio di Stato a Padova, mentre la figlia sarebbe colpita da un’invalidità riconosciuta.
Linda Tognin