Triplicano le presenze e tornano gli stranieri. È il turismo il settore più premiato in questa prima metà dell’anno come indicano i dati del Bollettino socio economico del Veneto “I principali dati congiunturali (luglio 2022)” pubblicato a cura dell’Ufficio Statistica della Regione del Veneto e realizzato a partire dai dati Istat. I numeri indicano che persiste una elevata incertezza sullo scenario internazionale dovuta al conflitto tra Russia e Ucraina e per le forti pressioni inflazionistiche, trainate dalle quotazioni dei prodotti energetici e dalle scelte di politica monetaria. Secondo le proiezioni Prometeia per il 2022 il Prodotto Interno Lordo italiano crescerà del 2,9 per cento, in linea con quanto prospettato nel DEF, mentre per il Veneto è attesa una crescita del PIL pari al +3,4 per cento nel 2022.

In Veneto il turismo è ripartito. Le presenze turistiche nel primo quadrimestre del 2022 sono più che triplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente anche se non si sono ancora raggiunti i livelli del 2019 (-19,9%). Tra le destinazioni vola il Lago di Garda che supera i livelli pre pandemia (+0,9% nel primo quadrimestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019). Recuperano montagna e terme, mentre le città d’arte sono le più penalizzate. Le presenze degli italiani risultano allineate a quelle di gennaio-aprile 2019, ma gli stranieri sono ancora un terzo in meno rispetto allo stesso periodo. Tra loro invece sono tornati i tedeschi (sono solo il 5,6 per cento in meno nel primo quadrimestre 2022 rispetto agli stessi mesi del 2019). Inoltre nel primo trimestre 2022 è quadruplicata la spesa degli stranieri in Italia raggiungendo quota 0,7 miliardi di euro (a fronte di 0,9 miliardi del 2019). Guardando ai dati del 2021, lo scenario indica che la ripresa è stata per lo più merito del turismo domestico: nel 2021 i veneti hanno trascorso oltre 8 milioni di notti nella propria regione (+11,2% rispetto al 2019, +6,5% nel primo quadrimestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019).

Il rapporto statistico mette in luce l’andamento di imprese e mercato del lavoro. In Veneto le imprese risultano in lieve crescita con un +0,6 per cento nel I trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; a crescere di più sono le imprese del comparto costruzioni grazie agli incentivi fiscali. Prosegue il trend di incremento delle esportazioni regionali già segnalato dai dati dello scorso anno: + 19,9 per cento nel I trimestre 2022 riaspetto all’anno precedente. Sono buone anche le prospettive nel settore vitivinicolo: nei primi tre mesi del 2022 il Veneto ha esportato vino per un valore complessivo di 612 milioni di euro, ovvero +22,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021.

Il trend del mercato del lavoro veneto nel 2022 è positivo come indicano i dati di Veneto Lavoro. Nelle imprese private sono 183 mila le assunzioni nel secondo trimestre 2022 (+20% rispetto al II trimestre 2021). Crescono nel secondo trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 del 35 per cento le assunzioni a tempo indeterminato, del 18 per cento quelle a tempo determinato e dell’11 per cento i contratti di apprendistato.  Vengono contrattualizzati per lo più italiani (70%), uomini (58%), e per oltre la metà adulti. In totale in Veneto gli occupati crescono del 4,1 per cento nel I trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, e i disoccupati diminuiscono del 16 per cento.

Migliorano i dati su istruzione e abbandono scolastico rispetto al 2020. Nel 2021 il tasso di abbandono scolastico prematuro in Veneto è del 9,3 per cento a fronte di un obiettivo europeo che prescrive il raggiungimento di valori inferiori al 9 per cento per il 2030. La quota dei laureati nella fascia 30-34 anni è pari al 31 per cento a fronte di una media nazionale del 26,8 per cento ma il target europeo fissato al 50 per cento è ancora lontano.

Cresce, infine, nelle regioni del Nord-Est il numero di famiglie povere. Rispetto al 2020, nel 2021 sono l’8,8 per cento in più, ovvero in termini assoluti 37 mila in più: la causa è da rinvenire nella maggior incidenza della povertà tra le famiglie più numerose, un fatto che porta le regioni del Nord-Est a registrare, per la prima volta, una situazione peggiore rispetto alle regioni del Nord.