Non risulta conforme ai principi comunitari e nazionali in materia di concorrenza e aiuti di Stato, il beneficio fiscale sconto in fattura che la legge di conversione del decreto crescita ha affiancato a quello “ordinario” costituito dalla detrazione d’imposta. Con questo presupposto CNA ha depositato il ricorso al Tar di un gruppo di imprese aderenti, operanti nella filiera dell’ efficientamento energetico degli edifici.

Il ricorso è avverso l’Agenzia delle entrate e ha l’obiettivo di ottenere l’annullamento del provvedimento dell’Agenzia, che rende operativo lo sconto in fattura, rischiando di tagliare fuori dal mercato della riqualificazione energetica le piccole imprese, che per le proprie dimensioni non hanno le risorse finanziarie per anticipare ai clienti sotto forma di sconto in fattura l’importo degli incentivi pubblici recuperandolo nell’arco di ben cinque anni. Questa prassi avvantaggia solo i grandi operatori del settore, distorcendo la concorrenza.

“Abbiamo chiesto alla Regione Veneto di schierarsi al nostro fianco in questa battaglia per sostenere le piccole imprese e gli impiantisti artigiani, e confidiamo che possa darci una mano nel raggiungere un obiettivo per noi determinante come l’annullamento della norma anche con la prossima legge di Bilancio. Sarebbe davvero un nonsenso penalizzare con questi forti limiti un settore, quello dell’efficientamento energetico ormai totalmente green, in cui impiantisti e piccole imprese hanno grandi prospeLa CNA ttive di operatività”, commenta Alessandro Conte Presidente di CNA Veneto.

Il ricorso presentato fa seguito a quello della Regione Toscana alla Corte costituzionale contro l’articolo 10 del Decreto Crescita. Tra l’altro il ricorso della Regione Toscana alla Consulta riprende integralmente i numeri e le argomentazioni di CNA. Dopo i ricorsi all’Antitrust e all’Unione europea anche le Regioni si stanno mobilitando a tutela delle piccole imprese.  Anche la Regione Umbria ha deciso di costituirsi in giudizio e di ricorrere alla Corte Costituzionale per ottenere l’abrogazione dell’art. 10. La Regione Lazio recentemente ha approvato un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione e la giunta a “compiere tutti gli atti necessari e propedeutici ad impugnare nelle sedi istituzionali e giurisdizionali competenti l’articolo 10, di fronte alla Corte Costituzionale”. Sul fronte parlamentare PD e Forza Italia hanno ufficialmente presentato in luglio due disegni di legge che richiedono l’abrogazione dell’art. 10; la Lega si è espressa a favore della cancellazione e anche il M5S si è espresso per una profonda modifica della norma. L’auspicio è che il nuovo Governo cancelli nella prossima Legge di Bilancio questo provvedimento iniquo.