E’ possibile timbrare l’ingresso al lavoro all’ora X e venti minuti dopo timbrarlo in osteria, all’ingresso della palestra o rientrando a casa? Evidentemente no, a meno di non possedere il dono dell’ubiquità, oppure… Essere un furbetto del cartellino. In Comune a Treviso hanno recentemente pizzicato un dipendente che, a quanto pare, non aveva ancora capito (o ignorava colpevolmente) che grazie all’approvazione della Legge Madia è finita la pacchia per quei tanti, troppi dipendenti pubblici che al lavoro ci vanno per modo di dire.

Per la prima volta Ca’ Sugana ha applicato la nuova normativa, naturalmente dopo aver raggranellato un buon numero di prove schiacchianti, pedinando l’impiegato comunale. Ebbene, durante 10 appostamenti, i vigili in borghese hanno visto il sospettato  allontanarsi ben 8 volte dal posto di lavoro per dedicarsi ad altre attività: lo hanno osservato passeggiare beatamente per il centro, tornarsene a casa come se niente fosse, addirittura recarsi in palestra ad allenarsi. Una volta inchiodato questo “furbetto del cartellino”, il sindaco Giovanni Manildo non ha voluto sentir ragioni (mancherebbe altro), decidendo in modo categorico di utilizzare il pugno di ferro: dapprima ha sospeso il dipendente per 6 mesi con retribuzione decurtata del 50%, poi l’ha citato in giudizio per truffa e danno d’immagine verso il Comune di Treviso.

Difficile prevedere l’esito della duplice controversia giudiziaria, vista l’assenza di precedenti locali che possano fare giurisprudenza; ma dalle parole di Manildo pare invece scontata la conseguenza del suo provvedimento disciplinare l’impiegato di Ca’ Sugana verrà definitivamente licenziato. La speranza è che questa punizione, esemplare ma sacrosanta, possa rappresentare un efficace deterrente per tutti gli altri dipendenti pubblici tentanti dal diventare “furbetti del cartellino”.