La rabbia dei centri estetici: “Continuano a tenerci chiusi”. Mentre Confartigianato plaude alla possibilità di spostarsi tra Comuni per usufruire di certi servizi. Tengono ancora banco le reazioni al Dcpm natalizio del governo Conte. 

“Garantire dal 19 dicembre al 6 gennaio la possibilità di raggiungere il proprio acconciatore, pulisecco e altri servizi alla persona garantiti dalle imprese artigiane anche uscendo dal proprio comune è una decisione di buon senso, che da un lato non va abusata dalla potenziale clientela, ma che dall’altro aiuterà migliaia di aziende e lavoratori in settori che stanno pagando duramente le conseguenze economiche di questa pandemia. Unica incongruenza assurda è la chiusura dei centri estetici nei giorni rossi”. A dirlo sono i presidenti delle Federazioni Benessere Catia Pasqualato e il Delegato della categoria Pulisecco della Confartigianato Imprese Metropolitane di Venezia Carlo Zanin.

Per le imprese di servizio alla persona strutturate nella Federazione Benessere, infatti, quello natalizio è tradizionalmente uno dei periodi di lavoro più intenso che registra una presenza importante di clienti nei saloni e centri di bellezza, una galassia che che nell’area metropolitana conta quasi 2 mila attività e oltre 4mila dipendenti ed addetti. Stesso discorso per le 149 imprese artigiane di pulitintolavanderia e i 332 dipendenti che in provincia lavorano in questo settore. “Stranamente rimangono ancora esclusi dalle aperture durante tutti i giorni a cavallo delle festività i centri estetici, che nelle giornate di zona rossa, cioè dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e il 5 e 6 gennaio, non potranno aprire. E’ assurdo, chiediamo siano equiparati alle altre attività legate al Benessere, perché nella globalità del nostro ambito professionale – spiega Catia Pasqualato – da tempo l’attenzione è massima e vengono seguite da tutti alla lettera le linee guida previste, tra sanificazione periodica dei locali, uso di mascherine, guanti e tutti i dispositivi di protezione attualmente ritenuti efficienti e, tra le altre cose, c’è anche una procedura aggiuntiva non prevista per altre attività, ovvero il tracciamento contingentato della clientela; per accedere ai saloni infatti rimane tassativamente obbligatoria la prenotazione via telefono o mail e l’appuntamento a orari prestabiliti, prassi utili per il massimo distanziamento possibile tra i clienti”.

“Il lavaggio dei capi, come viene fatto seguendo i protocolli che ci sono nelle nostre lavanderie professionali e non in quelle a gettone – spiega Carlo Zanin – è una buona prassi, in grado di rispondere sia alle esigenze di sanificazione sia di pulito profondo dei capi stessi. Un servizio importante che va quindi garantito anche per i residenti in comuni dove non ci sono attività come le nostre. Anche perché in particolari situazioni, poter provvedere alla sanificazione di abbigliamento ma anche di coperte e quant’altro è un servizio di grandissima utilità”.