L’Unità operativa di Medicina dello Sport dell’Ulss 2, diretta dal dr Patrizio Sarto, grazie all’esperienza acquisita negli ultimi dieci anni con l’attività dedicata anche al monitoraggio di giovani atleti cui vengono diagnosticate gravi patologie cardiovascolari, è stata designata Centro di riferimento regionale per lo sport nei giovani con cardiopatia.

“Ringrazio la Regione e i nostri specialisti per questo importante risultato che ci onora: partiti anni fa in sordina hanno conquistato sul campo autorevolezza a livello nazionale con un’attività decennale. A febbraio l’équipe del dr Sarto ha pubblicato su una delle riviste cardiologiche più importanti al mondo, European Herat Journal, i dati del proprio lavoro: in dieci anni sono stati valutati più di 22mila atleti per 65mila volte e sono state diagnosticate 69 patologie a rischio di arresto cardiaco. Ora siamo ben lieti, alla luce anche di questo riconoscimento, di mettere a disposizione ulteriori risorse per i ragazzi e le loro famiglie”, il commento del direttore generale, Francesco Benazzi. 

L’esperienza dell’équipe in questi anni ha permesso di realizzare un percorso di presa in carico clinica, psicologica e sportiva, unico in Italia, che vede coinvolti specialisti di varie discipline: medici dello sport, cardiologi, psicologi, laureati in scienze motorie e personale infermieristico. Questo innovativo percorso di presa in carico del giovane cardiopatico è frutto della collaborazione con il Dipartimento cardiovascolare, il SUEM 118 e il Servizio di Psicologia Ospedaliera: ad oggi sono più di 50 i ragazzi con età media attorno ai 16 anni seguiti dal Centro e altrettanti sono in attesa di essere presi in carico.

“Quando un giovane riceve la diagnosi di cardiopatia e per questo viene escluso dal mondo sportivo – spiega il dr Sarto – c’è il possibile rischio che si esponga, da un lato all’adozione di stili di vita sedentari con conseguenze negative sullo sviluppo psicofisico causato anche dallo stato di fragilità psicologica secondario alla diagnosi, dall’altro alla negazione della patologia diagnosticata con prosecuzione dello sport in autogestione con possibili rischi, anche gravi, per la salute. Al fine di aiutare questi giovani pazienti e le loro famiglie è fondamentale che essi raggiungano uno stato di consapevolezza della diagnosi che permetta di cambiare comportamenti e stile di vita. Per questo viene fornita dall’équipe del Centro un’indicazione personalizzata sul tipo di esercizio fisico e sport da poter svolgere in sicurezza, mettendo in pratica quanto appreso durante il percorso di supporto”, conclude il dr Sarto.

 “Per i giovani cardiopatici seguiti dal Centro della Medicina dello Sport con questo percorso innovativo è stato attivato anche il coinvolgimento delle loro famiglie – spiega la dr.ssa Ferramosca, direttore Suem118. Gli operatori del 118 stanno provvedendo a formare i familiari a saper riconoscere l’arresto cardiaco, spiegando loro le modalità con cui attivare il 118, praticare le compressioni toraciche e utilizzare il defibrillatore. Sono già stati effettuati quattro corsi che hanno permesso di formare in tal senso circa 60 familiari. Inoltre conoscere i ragazzi seguiti dal Centro ci permette di inserire nel gestionale dell’emergenza una specifica annotazione così, in caso di chiamata, si è preventivamente a conoscenza della situazione clinica del paziente che stiamo andando a soccorrere. Lavorare in sinergia tra Unità operative è il grande punto di forza della nostra Ulss perché solo così si raggiungono risultati importanti finalizzati a ottimizzare l’assistenza alla popolazione”.

Per approfondire quanto realizzato dal Centro regionale per lo sport nei giovani con cardiopatia e quanto in programma per il prossimo futuro, si svolgerà sabato 17 giugno presso l’ospedale di Treviso il convegno “Lo sport nei giovani cardiopatici: perché, come e quando”. La mattinata di confronto verterà su temi come il Registro Veneto delle morti improvvise, l’importanza della catena del soccorso, le emozioni dei giovani dopo la diagnosi di cardiopatia. Ci sarà anche la possibilità di ascoltare testimonianze di pazienti.