“Un momento cruciale per la cultura europea, per l’economia digitale e per la difesa dei nostri valori”. Il commissario Ue al Digitale Mariya Gabriel ha definito così la nuova normativa del copyright approvata dall’Europarlamento con un voto che ha evidenziato contraddizioni e scontri di posizione. I favorevoli sono stati 348, 274 i contrati e 36 gli astenuti: un sinonimo di spaccatura, non certo di condivisione.

Ma cosa comporta la novità in termini di copyright digitale? L’aggiornamento introdotto dall’Unione, necessario dopo uno stallo di 18 anni che è parso fossilizzato in rapporto alla rapidissima rivoluzione sia sociale che del web (il precedente testo portava come riferimento massimo eBay, oggi attore qualunque del mercato), imporrà alle maggiori piattaforme di negoziare la diffusione dei contenuti con i titolari dei diritti d’autore. Ad essere penalizzati dunque non saranno blogger o giornalisti ma i colossi come Google e Youtube, attualmente i massimi distributori di contenuti multimediali: a loro verrà richiesta una maggiore responsabilizzazione, riconoscendo il copyright di scritti, immagini e video e negoziando con i titolari dei diritti d’autore la permanenza e la fruibilità di quanto diffuso, pena la rimozione dal web.

Novità sono presenti anche per i piccoli autori che dovrebbero veder riconosciuto un corrispettivo per quanto prodotto ed utilizzato, talvolta indebitamente, dai grandi editori. La direttiva UE suggerisce di avviare la stipula di accordi per la retribuzione di blogger e giornalisti, le cui pubblicazioni utilizzate da società prestatrici di servizi nel mondo dell’informazione dovrebbero generare un profitto da condividere. E le stesse grandi piattaforme online (società commerciali con fatturato superiore ai 10 milioni di euro) dovranno dotarsi di sistemi per ottenere le licenze di condivisione dei contenuti, sanando eventuali violazioni.

A questo punto il pallino passa nelle mani dei singoli Stati dell’Unione che dovranno adeguarsi a livello normativo per rispondere alla novità legislativa comunitaria. C’è curiosità attorno all’Italia, Paese in cui il boom digitale si incrocia con la crisi dell’editoria classica ed in cui la categoria giornalistica chiede invano da anni delle riforme strutturali premianti per i professionisti dell’informazione, da troppo tempo sfruttati dai grandi gruppi editoriali. La direttiva UE sbloccherà il famoso equo compenso o sarà soltanto l’ennesima occasione mancata? Blogger, fotografi ed influencer potranno richiedere un riconoscimento economico delle loro condivisioni oppure si aprirà la stagione delle cause civili per violazione del diritto d’autore? Si attendono sviluppi.