Manca poco per il finale della Pedemontana: venerdì il concessionario Sis-Dogliani illustrerà ai rappresentanti del ministero delle Infrastrutture e di Cassa depositi e prestiti la bozza del nuovo piano finanziario già anticipata al segretario Ilaria Bramezza e al commissario delegato Silvano Vernizzi. 

L’aggettivo cruciale non pare esagerato perché dalla decisione di Cdp dipenderà il futuro immediato della superstrada in project financing di 94,5 km tra Spresiano a Montecchio Maggiore, giunta a un terzo del cammino.

Per completarla, occorre un miliardo e mezzo che Sis intende reperire tramite bond internazionali garantiti dai pedaggi: «Il punto», fa sapere Vernizzi «è che Jp Morgan, incaricata dell’emissione dei bond, ha condizionato la propria disponibilità all’«avallo di garanzia» di Cassa depositi e prestiti, invitata a sottoscrivere il prestito obbligazionario»; si vociferava anche di una partecipazione della Banca europea di investimenti: «La Bei, a ciò che mi risulta, non è mai entrata nel radar dell’operazione».

Nei mesi scorsi, Cdp aveva manifestato forti perplessità sulla reddività dell’investimento. Perché ora dovrebbero cambiare idea? «Perché Sis ha dato prova di serietà modificando il piano finanziario alla luce delle critiche espresse», fa sapere Alessandra Moretti.

Insomma, Cdp non si tirerà indietro, evitando che la più grande opera in cantiere nel nostro Paese resti incompiuta con contraccolpi drammatici sul piano occupazionale, ambientale e d’impresa.

Più cauto ma egualmente ottismista Vernizzi che commenta la nuova audizione delle parti: «Le osservazioni sono quelle già note e riguardano l’impegno finanziario del privato rispetto al pubblico che ha già investito 640 milioni nei lavori. Stavolta mi sento di difendere l’operato della Corte. L’importante è che oggi, come ieri, non emerga alcuna ipotesi di danno erariale».

Gian Nicola Pittalis

Pedemontana