L’assessore regionale all’Istruzione del Veneto Elena Donazzan commenta così la carenza di presidi nelle scuole della Regione: Il caso del preside del liceo di Mogliano Veneto costretto ad accettare la reggenza dell’istituto comprensivo di Murano – Burano – Torcello, oppure quello della collega di Puos d’Alpago chiamata alla gestione di ulteriori 5 scuole a Cortina, e quindi a ben 75 chilometri di strade di montagna di distanza, sono sintomatici dell’assoluto caos organizzativo in cui versa la scuola italiana, in cui stanno venendo al pettine tutti i nodi degli ultimi 10 anni. Blocco della spesa pubblica, pochissimi concorsi indetti e, come nel caso di quello per dirigenti scolastici, poi addirittura ‘congelati’. Intanto molti insegnanti e presidi sono andati in pensione, non ci sono state le giuste immissioni in ruolo per il fabbisogno necessario o, come nel paradosso degli insegnanti diplomati magistrali, in ruolo ma ‘con riserva’: un termine astruso nel diritto del lavoro che mai si potrebbero applicare al privato. Altro esempio lampante di disorganizzazione sono gli insegnanti precari da 20 anni, ovvero licenziati ogni anno e riassunti per lo stesso servizio e nella stessa amministrazione: nel privato avrebbero condannato il datore di lavoro alla loro assunzione come minimo”.

“Il caso dei presidi in Veneto è particolarmente grave – prosegue Donazzan –  Ne mancano quasi il 50 per cento: il che significa che un dirigente scolastico, con le gravi responsabilità di organizzazione interna, di gestione di minori e dei compiti complessi che oggi la scuola affronta, deve occuparsi dell’istituto in cui è titolare con magari 2000 studenti e poi anche di un altro istituto di dimensioni analoghe” .

Veneto, con toni pacati ma fermi, a denunciare la sua situazione paradossale ma tutt’altro che unica. Come bene ha fatto pure la prof.ssa Rossetti di Puos d’Alpago che con coraggio e fermezza si è dichiarata pronta al licenziamento piuttosto di accettare questa assurda imposizione. Due situazioni paradossali, impossibili da gestire al meglio con una difficoltà logistica così oggettiva e con il rischio di vanificare gli sforzi che la Regione, con il mio Assessorato, in questi anni ha fatto per mantenere il presidio del territorio anche nelle situazioni più difficili e disagevoli, perché dove permane una scuola, lì le famiglie continuano a vivere. Ecco che per le isole di Venezia, o per alcune realtà montane, la Regione del Veneto ha attuato politiche che non tenessero conto dei soli numeri degli allievi, ma della importanza della presenza della scuola, degli insegnanti e dei presidi – continua l’assessore regionale – Così non si può veramente più andare avanti e credo che l’unica risposta sia nella gestione autonoma dell’Istruzione, per fare investimenti e programmazione coerenti con le esigenze del territorio”.