Produrre birra costa il 50% di più di un anno fa. Questo è dovuto ad un insieme di fattori: l’aumento dei prezzi delle materie prime (come mais e malto d’orzo) e dei costi di produzione, i costi raddoppiati dei materiali e degli imballaggi e quelli quadruplicati dell’energia elettrica.

Anche la filiera di questa bevanda, dunque, risente inevitabilmente del caro materie prime, dell’inflazione e dell’alto costo dell’energia. È quanto emerge da un’analisi di Osservatorio Birra, con la presentazione del 6° Rapporto ‘La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia’ realizzato da Althesys.

Birra: una situazione potenzialmente critica

Una situazione che può mettere a rischio una filiera da 9,4 miliardi di euro, che dà lavoro a 95 mila famiglie.

Nel 2022, a parità di valori di vendita rispetto al 2021, per i birrifici l’incidenza dei costi di materie prime ed energia sul valore della produzione è aumentata del +50%. Secondo Osservatorio Birra, le conseguenze per il settore rischiano di intaccare valore e occupazione della filiera. Un calo del 5% dei ricavi del settore, ipotizzabile sulla base di una dinamica classica, porterebbe a perdite operative per almeno un birrificio su 2 (48%).

Le previsioni per il 2023

Quelle stesse aziende che, negli ultimi quattro anni, non hanno mai smesso di investire (250 milioni di euro tra impianti e risorse umane) e che sono uscite da un biennio difficile.
Al peso dei costi, sottolinea la ricerca, rischia di aggiungersi anche un nuovo aumento delle accise sulla birra.

Infine, secondo Osservatorio Birra, gli effetti dei rincari registrati finora non saranno limitati al 2022 e le aziende dovranno fronteggiare una forte incertezza anche nel 2023.