Doveva essere una toccata e fuga in giornata, a Parigi, per staccare dalla settimana faticosa in corsia. Alle 6.45 della mattina di ieri tre infermieri e una oss di Cardiologia dell’ospedale di Chioggia sono in volo da mezz’ora verso Parigi. Al check in fanno l’assegnazione casuale dei posti, ma questa casualità li vuole tutti seduti in fila, la numero 16 di un Easy Jet: l’infermiera Katia De Bei al posto 16 A, l’infermiere Riccardo Baldo al 16 B, l’operatrice socio sanitaria Tiziana Cavallarin al 16 E e l’infermiera Gina Valentino al 16 F, accanto al finestrino.
Dietro all’infermiera Valentino, al 17 F, un giovane di 32 anni sembra riposare, con un leggero russare, accanto al suo accompagnatore, che si gode sereno il viaggio. “Ci giriamo tutti e quattro verso il giovane. Poi ci scambiamo uno sguardo d’intesa. Quel respiro pesante lo riconosciamo subito, non è un normale ronfare del sonno” ripercorre Baldo i primi istanti.
Valentino allora si gira di scatto e comincia a chiamare il giovane uomo: “Signore, Signore… Riesce a sentirmi? Si sente bene?”. Nessuna risposta. Non è cosciente. Si alzano tutti e quattro e lo stendono di traverso su tre sedili. “Non sentiamo il polso, il respiro è debolissimo e capiamo che è in arresto cardiaco” raccontano. “Cominciamo a eseguire il massaggio cardiaco esterno, a mano, ma lo spazio è troppo stretto”. Riescono con l’aiuto di un altro passeggero a stenderlo in corridoio.
De Bei strappa la camicia del giovane steso, per liberargli il torace. Valentino allerta l’assistente di volo chiedendo defibrillatore e forbici, per liberare meglio il torace dagli indumenti. Cavallarin spiega ai passeggeri la situazione e li tiene calmi.
“In quel momento lo diamo per perso – ricostruisce Baldo – ma non ci diamo per vinti e continuiamo a eseguire il massaggio a mano, in attesa del Dae. Io calcolo che siano passati una decina di minuti e il cuore ricomincia improvvisamente a battere”.
“Grazie e scusatemi, scusatemi di tutto” dice il giovane quando riprende conoscenza e si accorge di ciò che è accaduto. Nel frattempo arriva anche la maschera dell’ossigeno a rinfrancarlo, mentre i sanitari clodiensi continuano a monitorare i parametri vitali e la pressione, fino all’atterraggio a Parigi.
Ad attenderlo in Francia, in aeroporto, medici e infermieri del pronto intervento parigino.
Da lì, i quattro angeli del cuore perdono le sue tracce, “e ci chiediamo per tutta la nostra giornata a Parigi come sta. Anche quando torniamo a Chioggia la notte scorsa”.
“Orgoglioso per la mia équipe, che senza saperlo è passata da una corsia di lavoro all’altra – dice oggi il primario di Cardiologia di Chioggia Roberto Valle -, a ricordarmi che le vite e i cuori si salvano ovunque, non solo in ospedale”.
“I nostri operatori sanitari si riposano in giro per l’Europa con queste bellissime fughe dalla vita, appagante ma faticosa, dei reparti ospedalieri, ma non vanno mai davvero in vacanza – dice il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Edgardo Contato -, perché la vocazione alla cura, al prendersi carico delle sofferenze e della vita umana, per i nostri medici, infermieri e operatori, quella è una vocazione che non va mai in vacanza. Mi complimento per questo gesto con i nostri quattro infermieri, che rappresentano tutta la professionalità e la passione messa in campo ogni giorno dal corpo sanitario dell’Ulss 3 Serenissima”.