Ci sono certamente sfide ancora aperte, nel nome di Basaglia, sfide cruciali, sfide con cui chi opera nei servizi sociosanitari si confronta nel quotidiano, sfide affrontando le quali la psichiatria di oggi, a 45 anni dell’emanazione della legge Basaglia e dalla chiusura dei manicomi, può e deve continuare a crescere nel servizio alle persone con disagio psichico.
“La prima sfida è quella per una psichiatria deistituzionalizzata, a forte impronta territoriale, capillarmente presente, accessibile, prossima alla comunità”: così il Direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Ulss 3 Serenissima, Moreno De Rossi, ha voluto aprire il convegno svoltosi oggi all’Ospedale di Venezia, per ricordare il lavoro e l’insegnamento di Franco Basaglia.
“Nel 1978 in Italia c’erano 76 manicomi – ha sottolineato – mentre oggi, grazie alla legge Basaglia, abbiamo attivi in tutta Italia circa 4000 realtà o ‘luoghi’ di aiuto e assistenza, che siano Centri di Salute Mentale, Centri Diurni, Comunità, Gruppi Appartamento, o SPDC, cioè Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura,. Nel territorio della nostra Ulss 3 Serenissima, di queste realtà ne contiamo ben 48; a queste, molto importante, va aggiunto il domicilio, setting di cura privilegiato, dato che la maggior parte delle persone, oggi, vivono e si curano a casa propria”.
Nel 1978 le persone in manicomio, ha ricordato il dottor De Rossi, in Italia erano 76mila, mentre oggi le persone in cura presso i Dipartimenti di Salute Mentale sono 800mila, dieci volte di più, e sono circa 9mila nel territorio dell’Azienda sanitaria veneziana: “Possiamo affermare che nella Psichiatria è stato messo in atto un importante processo di deistituzionalizzazione e di apertura alla comunità – ha concluso De Rossi -. E non possiamo non citare, in tema di deistituzionalizzazione, la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, avvenuta nel 2014, esattamente 10 anni fa, e da tutti considerata come l’opera di completamento della legge Basaglia”.
“Eppure, consapevoli dei risultati raggiunti, non dobbiamo abbassare la guardia – ha concluso De Rossi – e anzi dobbiamo tenere alta l’attenzione poiché, a proposito di sfide, resta sempre elevato il rischio di proporre logiche e modelli che, al di là delle migliori intenzioni, finiscono per presentare approcci assistenziali iperprotettivi e regressivi, lontani dai bisogni veri delle persone”.
La seconda sfida emersa dai lavori odierni è quella di una psichiatria sempre attenta ai temi dei diritti e della dignità della persona: “La lezione di Basaglia forse più di quella di qualunque altro maestro della Psichiatria – ha spiegato De Rossi – ci mette davanti all’obbligo di porre al centro dell’attenzione la soggettività della persona, i suoi bisogni, la sua libertà”.
“E costruire insieme una Psichiatria attenta ai diritti – aggiunge il Direttore dei Servizi sociosanitari dell’Ulss 3, Massimo Zuin – significa prestare la più grande attenzione a quelle dimensioni della vita che creano realmente autonomia, autorealizzazione, emancipazione: il diritto al lavoro, che sia reale, il diritto all’abitare, che sia autonomo, il diritto a una vita e ad una prospettiva sociale”.
A margine del Convegno, a cui ha ha partecipato Alberta Basaglia, figlia del grande psichiatra, insieme ad esperti e specialisti e alle associazioni dei malati e dei familiari, il Direttore Zuin ha voluto evidenziare una terza sfida che si propone oggi, a cent’anni dalla nascita di Franco Basaglia, a chi opera in questo ambito dell’assistenza e della cura: “Lavoriamo per una psichiatria che non accetti deleghe e compiti diversi dal proprio mandato. Che è e deve rimanere un mandato di cura e di aiuto, non di controllo sociale, non di contenimento delle persone perché ‘scomode’, non di di repressione dei comportamenti devianti. Credo che di fronte a questa necessità di non deragliare dal mandato di cura e di aiuto, la figura e l’opera di Franco Basaglia devono essere un punto di riferimento, con cui confrontarsi costantemente, per l’agire e il pensare di chi opera in questo ambito delicato ed entusiasmante”.
Nella Sala San Domenico, che ha registrato una presenza notevolissima di uditori, studenti e operatori, ha guidato i lavori la dottoressa Maria Bianco, Direttore della Psichiatria di Venezia; tra i relatori che hanno contribuito a ricostruire l’insegnamento e l’esperienza di Franco Basaglia, anche Paolo Peloso e Renzo Bonn, che hanno condiviso da allievi la lunga vicenda del pensarore e riformatore veneziano.