Il termine stagflazione è formato dalle parole “stagnazione” e “inflazione” e fu coniato negli anni Sessanta. All’epoca, infatti, il politico britannico Iain Macleod lo utilizzò per descrivere la situazione economica del Regno Unito.

Tuttavia, in seguito allo shock petrolifero del 1973, il fenomeno si generalizzò all’insieme dei Paesi industrializzati.

Stagflazione: il dibattito

La crisi finanziaria del 2008, quella legata alla pandemia del 2020 e la recente guerra in Ucraina – con l’isolamento della Russia e il blocco delle forniture di materie prime – rischiano di porre la Banca Centrale Europea di fronte ad un dilemma.

Il mandato della BCE, infatti, indica di mantenere l’inflazione attorno al 2%. Prima della guerra, l’Eurotower aveva annunciato un progressivo allentamento delle politiche espansive (che, attualmente, prevedono un’iniezione di liquidità mensile nei mercati pari a 60 miliardi di euro). L’idea era di ridurre il flusso progressivamente, fino ad azzerarlo entro l’estate. Al contempo, si ipotizzava un rialzo dei tassi di interesse sulla scia di quanto già fatto da Bank of England.

I rischi per l’Eurozona

Il conflitto in Ucraina ha di fatto sparigliato le carte in tavola gettando nuovi dubbi sul futuro. Perché se, da un lato, la guerra probabilmente sosterrà la crescita dei prezzi, dall’altro si tradurrà anche in una nuova frenata per le economie.

Più probabile sembra essere, dunque, uno scenario attendista: l’istituto centrale, infatti, sembrerebbe costretto ad aspettare, con gli occhi puntati verso Est, prima di stabilire il da farsi.