Giusto in tempo per Natale, arriva per gli utenti Vodafone e 3 Italia un regalo a lungo sospirato: gli addebiti per le chiamate involontarie alla segreteria telefonica dovranno essere rimborsati, non solo ai clienti che ne faranno esplicita richiesta ma anche a tutti quelli ignari. E’ quanto ha deliberato l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al secolo l’AgCom, che ha sanzionato i due operatori telefonici per pratica commerciale scorretta.[s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]L’obbligo di rimborso è naturalmente una stretta conseguenza del provvedimento principale dell’Authority, con cui ha ordinato a Vodafone a H3G di cessare ogni forma di comportamenti lesivi dei diritti degli utenti ai sensi dell’articolo 2, comma 20, lettera d), della legge 14 novembre 1995 n. 481. Tradotto: niente più addebiti per le chiamate involontarie alla casella vocale.

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Cosa significa in termini pratici?

Al momento, il Garante per le Comunicazioni ha intimato 3 e Vodafone a presentare un piano operativo finalizzato ad evitare che i rispettivi clienti (abbonati e non) possano avviare per errore, dal cellulare, una chiamata alla propria segreteria telefonica. Esempio classico di questa fattispecie è lo sfioramento distratto del pulsante che rimanda alla casella vocale, una volta aperta sullo smartphone l’applicazione dedicata alle telefonate.

Il termine per presentare i piani attuativi è di 30 dalla notifica dei provvedimenti: a gennaio, quindi, sulle rispettive pagine web dovrebbero essere pubblicate, con dovizia di dettagli, le procedure e le tempistiche che H3G e Vodafone intendono implementare per impedire che i propri clienti possano incorrere nella consultazione involontaria e non gratuita del servizio di segreteria telefonica. Inoltre, sempre entro tale data, sono tenute a “riaccreditare, indipendentemente dalla richiesta del cliente, le somme addebitate per le chiamate involontarie alla casella vocale effettuate sia tramite il 42020 sia tramite l’utilizzo dell’icona della segreteria telefonica e inviare un sms che informi il cliente dell’importo e delle modalità di riaccredito, con espresso richiamo alla delibera”. Una volta completato il rimborso, i due operatori telefonici dovranno trasmettere all’AgCom l’elenco nominativo integrale degli utenti ai quali è stato effettuato l’accredito, specificando per ognuno la data e l’importo precisi.

Giustizia è fatta? Forse sì, o forse è ancora troppo presto per cantare vittoria: Vodafone e H3G hanno infatti 2 mesi di tempo per presentare ricorso contro la delibera del Garante.

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Le caselle vocali galeotte di Vodafone e 3

Facciamo ora un passo indietro, e analizziamo i casi che hanno spinto l’AgCom a rilevare finalmente una criticità inaccettabile e ad intervenire con la sua mannaia, in seguito alla denuncia di un utente possessore di iPhone, che lamentava i ripetuti addebiti imputabili a chiamate involontarie verso la segreteria telefonica.

Partiamo con Vodafone: le sim card dell’azienda britannica vengono da sempre vendute con la casella vocale attiva di default, la cui consultazione costa la bellezza di 1,50 € al giorno. Disattivare la segreteria telefonica, naturalmente, è possibile: ma in caso di disattivazione parziale, e cioè se si disattiva esclusivamente la deviazione delle chiamate verso la casella mediante stringhe in codice, il servizio rimane a pagamento, anche in caso di accesso estemporaneo (e dunque presumibilmente involontario). Sulla carta Vodafone è già intervenuta per risolvere la problematica, ma secondo il comunicato dell’Authority pubblicato a latere del provvedimento “Non è stata in grado di addurre argomentazioni valide a dimostrare la correttezza del proprio comportamento, né ha proposto idonee misure atte a farne cessare la lesività a danno degli utenti.”

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Leggermente più complesso, anche se di analoga sostanza, l’operato di H3G. Anche le nuove sim della multinazionale di Hong Kong infatti nascono con la segreteria già attivata, che scala 20 centesimi dal credito dell’utente ad ogni nuova consultazione. Un costo che viene addebitato anche qualora si abbia previamente disattivato il servizio di casella vocale. Laconicamente, 3 Italia ha riconosciuto che “la procedura di disattivazione del servizio di deviazione automatica in segreteria telefonica è possibile tramite digitazione della stringa ##002# […], ma ciò non comporta la disattivazione della casella vocale, che resta attiva. E’ quindi possibile continuare a chiamare il 4133 per l’ascolto dei messaggi”.

Tuttavia, consultando il sito web di 3 appare lapalissiano che l’utente medio possa venire indotto a credere di aver disattivato tutto, quando invece non è affatto così (perlappunto): il portale dell’operatore, che dovrebbe fornire alla clientela informazioni complete e trasparenti su tutti i servizi offerti, non ha mai spiegato con la dovuta chiarezza ciò che H3G ha ammesso (dopo l’avvio dell’istruttoria AgCom), e cioè che all’utente viene consentita solo una disattivazione parziale del servizio, la quale elimina la possibilità per il chiamante di lasciare messaggi in segreteria, ma lascia la casella vocale attiva e raggiungibile chiamando il 4133 o cliccando sulla relativa icona.

Così come per Vodafone, nemmeno le misure inzialmente attuate da 3 per riparare al danno hanno convinto l’authority. Infatti la compagnia aveva in un primo tempo comunicato di “stare provvedendo ad avviare, a richiesta dei clienti, il rimborso automatico delle somme erroneamente addebitate”, ma Agcom nella sua delibera ha seccamente stabilito che un rimborso può definirsi automatico solo se non prevede una preliminare richiesta dell’utente.[/s2If]