Attrezzature obsolete, falsi positivi, campioni ridotti e misurazioni imprecise… Questi alcuni dei temi principali affrontati dalla ricerca diventata libro dal titolo “L’etilometro e i suoi lati oscuri. Tecnologia e legge al servizio dell’automobilista” (Piazza Editore), firmata dall’avvocato trevigiano Fabio Capraro e dal perito Giorgio Marcon, la cui presentazione si svolgerà domani, mercoledì 2 settembre alle 18.00, presso la Sala degli Affreschi di Palazzo Rinaldi (Treviso).

L’incontro, moderato da Luca Pinzi, vedrà la presenza, oltre che degli autori, anche del prof. Marino Biscaro ex Dirigente Ufficio Sicurezza Stradale Provincia Treviso), Silvano Piazza (editore) e Stefano Busolin (ex Assessore Provincia di Treviso).

Partendo dalle pagine del libro, dove aspetti medici, legali e tecnici vengono analizzati nel dettaglio per fornire al semplice lettore come al professionista gli strumenti più adatti a fare un po’ di luce su una tematica per nulla semplice, la presentazione diverrà l’occasione per affrontare questioni più ampie e di stretta attualità.

Sempre più spesso, infatti, la cronaca riporta casi di magistrati che ritengono troppo ambiguo il referto elettronico dell’etilometro, specie se i valori rilevati superano di poco i limiti di legge.

Tutto questo perché gli strumenti in dotazione alle forze di polizia hanno un peccato originale, mancano cioè di quella “certificazione di qualità” definita come omologazione, una procedura che deve essere prevista da un decreto ministeriale ad oggi ancora mai promulgato.

 “Il limite fondamentale degli etilometri normalmente in uso – spiega l’avvocato Fabio Capraro – è la possibilità di essere ‘ingannati’ da sostanze contenute nell’alito del soggetto sottoposto a test che vengono scambiate per alcol pur avendo origini di tutt’altra natura, spesso generate in modo naturale dalla persona esaminata. Non a caso il Tar del Veneto e lo stesso Consiglio di Stato hanno più volte ribadito che riscontri certi sullo stato di ebbrezza o meno di un automobilista possono giungere solo dopo un prelievo di sangue”.

Un secondo tema di fragilità della strumentazione sta nel campione troppo ridotto di aria espirata che viene analizzato: “È come se volessimo ricavare la statura di una persona – aggiunge il perito Giorgio Marcon – misurando la lunghezza dell’ombra che il suo corpo proietta al suolo”.

Il libro pone, infine, un’ulteriore considerazione non banale: se fosse riconosciuto che gli etilometri acquistati sono inaffidabili, il danno erariale collegato ad una spesa smascherata come inutile non sarebbe affatto di poco conto.